Suicidio e protesta nel carcere di Solliciano
Il carcere di Solliciano a Firenze è stato scosso da una violenta protesta nel pomeriggio di oggi, scatenata dal suicidio di un detenuto tunisino di 20 anni. Il giovane, con fine pena prevista per novembre 2025 per rapina, si è impiccato nella sua cella mentre il suo compagno di cella era in sala colloqui. La notizia del decesso ha suscitato un’ondata di rabbia tra i detenuti, che hanno definito la morte del giovane la “53ma vittima di questa strage senza fine” in risposta al “decreto carcere in cui è tutto come prima” varato ieri dal Consiglio dei ministri, secondo il sindacato di polizia penitenziaria Spp.
La protesta ha coinvolto due sezioni della giudiziaria, con circa una quarantina di detenuti che hanno appiccato il fuoco, fiamme poi domate dai vigili del fuoco. Un detenuto è salito sul tetto durante la protesta e non è stato più visto, dando il via alle ricerche all’interno del penitenziario. La prefettura ha attivato il piano di sicurezza esterna al carcere, mentre la direzione del carcere ha messo in atto l’unità di crisi. Sul posto sono intervenuti polizia, carabinieri, 118 e vigili del fuoco, senza che si registrassero feriti.
Le condizioni del carcere e la protesta
Il carcere di Solliciano è stato descritto da più addetti ai lavori come “una polveriera” a causa delle pessime condizioni di vita dei reclusi, con problemi strutturali ormai cronici, tra cui la presenza di cimici nelle celle e, di recente, la mancanza di acqua che ha portato a un esposto da parte di una cinquantina di detenuti.
Secondo il garante dei detenuti di Firenze, Ertos Cruccolini, il giovane detenuto suicidatosi era stato trasferito di sezione a causa di difficoltà relazionali legate alla sua età, ma non aveva mostrato alcun segnale che facesse presagire il suo gesto. Era seguito dall’associazione Pantagruel e stava per iniziare un percorso in comunità per problemi di dipendenza.
La sindaca di Firenze, Sara Funaro, ha espresso profondo dolore per la tragedia e ha denunciato le drammatiche condizioni del carcere, chiedendo un intervento urgente del governo su un sistema ormai al collasso.
Un sistema penitenziario in crisi
La tragedia di Solliciano, con il suicidio di un giovane detenuto e la conseguente protesta violenta, mette in luce le gravi criticità del sistema penitenziario italiano. Le condizioni di vita precarie e i problemi strutturali di molti carceri, come nel caso di Solliciano, contribuiscono a creare un ambiente di forte disagio e tensione, che può sfociare in eventi drammatici come quello accaduto. È necessario un intervento urgente per migliorare le condizioni di detenzione e garantire il rispetto dei diritti dei detenuti, investendo in risorse umane e materiali per creare un sistema penitenziario più umano e rieducativo.