Foz do Iguaçu, Brasile – In un clima di crescente tensione geopolitica che avvolge il Sud America, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha assunto una posizione ferma e chiara durante il suo discorso di apertura al vertice del Mercosur. Dalla città di Foz do Iguaçu, a pochi passi dalle maestose cascate, Lula ha lanciato un potente avvertimento: un’eventuale guerra in Venezuela rappresenterebbe una “catastrofe umanitaria per l’intero emisfero” e costituirebbe un “precedente pericoloso”.

Le parole del leader brasiliano arrivano in un momento critico, con l’amministrazione statunitense del presidente Donald Trump che ha intensificato la pressione sul governo di Nicolás Maduro. Una massiccia presenza navale e aerea americana è stata dispiegata nei Caraibi e nel Pacifico, ufficialmente per contrastare il narcotraffico, ma da molti interpretata come una diretta minaccia a Caracas. Queste operazioni hanno già provocato un numero significativo di vittime, con alcune fonti che riportano almeno 104 morti. Lo stesso Trump, in una recente intervista, non ha escluso l’opzione militare, alimentando i timori di un conflitto aperto nella regione.

Il richiamo storico e la difesa della sovranità

Per sottolineare la gravità della situazione, Lula ha evocato un parallelo storico significativo: la guerra delle Falkland/Malvinas di quarant’anni fa. “Il continente sudamericano si è visto nuovamente assalito dalla presenza militare di una potenza extra-regionale”, ha dichiarato, sottolineando come i limiti del diritto internazionale siano messi a dura prova. Questa analogia serve a inquadrare l’attuale dispiegamento di forze statunitensi non come un’isolata operazione di polizia, ma come una potenziale violazione della sovranità e della stabilità dell’intera area.

Il presidente brasiliano ha insistito sul fatto che le vere minacce alla sovranità dei paesi sudamericani non provengono dall’integrazione regionale, ma da fattori esterni come “la guerra, le forze antidemocratiche e il crimine organizzato”. Con questa affermazione, Lula ha cercato di rafforzare l’unità del Mercosur, presentandolo come un baluardo di pace e prosperità in un mondo sempre più frammentato.

Il Brasile come mediatore di pace

Di fronte a questa “prova di forza”, Lula non si è limitato alla condanna, ma ha proposto una via d’uscita costruttiva. Ha ufficialmente offerto la mediazione del Brasile per facilitare un dialogo tra Washington e Caracas, con l’obiettivo di trovare una soluzione diplomatica e scongiurare il peggio. “Ho detto a (Nicolas) Maduro che se voleva che il Brasile ci aiutasse in qualche modo, doveva dirlo. E ho detto a Trump che se pensava che il Brasile potesse contribuire, saremmo stati molto interessati a parlare con il Venezuela e altri Paesi in modo da evitare un conflitto armato qui in Sud America”, ha affermato Lula, annunciando l’intenzione di parlare nuovamente con il presidente USA prima di Natale. Anche il Messico, con la presidente Claudia Sheinbaum, si è unito all’appello per una risoluzione pacifica, offrendo la propria disponibilità a mediare.

Le tensioni interne al Mercosur e la questione Essequibo

Nonostante l’appello all’unità di Lula, il vertice ha messo in luce anche le divisioni interne al blocco sudamericano. Una risoluzione ministeriale, proposta da Argentina e Paraguay per condannare le violazioni dei diritti umani in Venezuela, non ha trovato l’appoggio del Brasile. Brasilia ritiene che un linguaggio troppo duro non contribuisca a risolvere la crisi e rischierebbe di legittimare un intervento esterno. Questa divergenza di vedute, in particolare con il presidente argentino Javier Milei, ha impedito la pubblicazione di una dichiarazione finale congiunta dei leader, evidenziando una spaccatura sulla gestione della crisi venezuelana.

A complicare ulteriormente il quadro regionale, vi è la storica e riaccesa disputa territoriale tra Venezuela e Guyana per la regione dell’Essequibo. Quest’area, grande quasi due terzi della Guyana e ricchissima di petrolio e risorse naturali, è rivendicata da Caracas da oltre un secolo. La scoperta di ingenti giacimenti petroliferi negli ultimi anni ha inasprito le tensioni, portando il Venezuela a indire un referendum per annettere il territorio e la Guyana a ricorrere alla Corte Internazionale di Giustizia. Anche in questo contesto, il Brasile ha cercato di giocare un ruolo di mediazione, invitando entrambe le parti alla moderazione e rafforzando la propria presenza militare al confine per garantire la stabilità.

In conclusione, il vertice del Mercosur si è chiuso con un forte messaggio di pace lanciato dal Brasile, che si propone come attore chiave per la stabilità del Sud America. Tuttavia, le sfide rimangono enormi: dalla crescente pressione militare statunitense alle divisioni interne al blocco, fino alle complesse dispute territoriali. La capacità di navigare queste acque turbolente determinerà il futuro della pace e della cooperazione in una delle regioni più complesse e vitali del pianeta.

Di atlante

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