Dal mio osservatorio privilegiato, all’incrocio tra la meccanica quantistica e il design automobilistico, analizzo da tempo la transizione verso la mobilità elettrica. È un fenomeno che non può essere ridotto a una mera equazione di potenza e autonomia, ma che investe complesse dinamiche sociali e psicologiche. Una recente e illuminante ricerca, intitolata “L’Italia e l’auto elettrica: tra percezioni e consapevolezza” e condotta dall’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School, conferma questa visione, mettendo a nudo il vero ostacolo che rallenta l’adozione dei veicoli elettrici (BEV) nel nostro Paese: un profondo divario culturale tra la percezione di chi non li possiede e la realtà vissuta da chi li utilizza quotidianamente.
La Narrazione Contro l’Esperienza: Due Mondi a Confronto
Lo studio, presentato a Roma e curato dal ricercatore Luigi Nasta, ha impiegato un approccio metodologico innovativo, affiancando all’indagine quantitativa un’analisi qualitativa potenziata da modelli di Intelligenza Artificiale. Questo ha permesso di scandagliare in profondità le risposte aperte di migliaia di intervistati, facendo emergere con chiarezza due universi paralleli.
Da un lato, troviamo i non possessori di auto elettriche. La loro visione è dominata da timori e pregiudizi che, come sottolinea lo studio, sono “costruiti più sulla narrazione che sull’uso reale”. Le loro preoccupazioni si concentrano su tre pilastri classici:
- Prezzo d’acquisto: considerato eccessivo dal 72% degli intervistati.
- Autonomia e durata della batteria: un’ansia espressa dal 67% del campione.
- Infrastruttura di ricarica: giudicata insufficiente, soprattutto in autostrada, da oltre il 58% degli automobilisti.
Questi dati dipingono il ritratto di un consumatore disorientato da informazioni frammentate e spesso negative, che fatica a reperire dati chiari su costi reali, incentivi e performance. Si tratta di una barriera cognitiva e informativa che immobilizza il mercato, nonostante un potenziale interesse latente: il 22,6% dei non possessori, infatti, acquisterebbe subito un’auto elettrica se le condizioni fossero più favorevoli.
Dall’altro lato, il mondo dei possessori di BEV racconta una storia radicalmente diversa. L’esperienza diretta trasforma le paure in consapevolezza e soddisfazione. Oltre il 70% di chi guida elettrico non riscontra difficoltà nella gestione quotidiana dell’autonomia e il 56,4% dichiara di risparmiare sensibilmente rispetto ai veicoli con motore termico. Le criticità percepite dall’esterno vengono fortemente ridimensionate dall’uso concreto, trasformando quella che era vista come una scelta problematica in una soluzione efficiente e gratificante.
Il Fattore Sociale: la Fiducia come Motore della Transizione
Uno degli aspetti più affascinanti che la ricerca mette in luce è la centralità della dimensione sociale e culturale. Non si tratta solo di tecnologia, ma di fiducia e di esempio. Un quarto dei non possessori ammette che sarebbe più propenso al grande passo se potesse contare sull’esperienza diretta di amici, parenti o conoscenti. Questo bisogno di “social proof”, di una prova sociale tangibile, è la chiave di volta per scardinare i pregiudizi.
E la prova arriva, forte e chiara, dagli attuali utilizzatori: un impressionante 70% consiglierebbe senza esitazione l’acquisto di un’auto elettrica. Questa non è solo una statistica, è il sintomo di una soddisfazione “contagiosa” che ha il potenziale di innescare un circolo virtuoso. La ricerca suggerisce che la via per accelerare la transizione passa proprio dalla creazione di un “ecosistema di fiducia”, dove le storie reali e positive degli early adopters possano colmare il divario tra immaginario e realtà.
Le Leve per Sbloccare il Mercato: Oltre la Percezione
Sebbene il fattore culturale sia preponderante, la ricerca non trascura gli elementi pratici che possono facilitare il cambiamento. Vengono individuate quattro leve principali su cui agire:
- Riduzione del prezzo d’acquisto: indicata come priorità assoluta dal 55,4% degli intervistati.
- Stabilità degli incentivi: la prevedibilità nel tempo è ritenuta più cruciale dell’importo stesso, per permettere una pianificazione serena.
- Sviluppo della rete di ricarica: una rete capillare, affidabile e ben distribuita è una priorità per il 12,7% del campione. È interessante notare che su questo punto convergono sia possessori che non possessori, evidenziando una criticità ancora percepita come reale.
- Garanzia sulla durata della batteria: una risposta diretta alle paure tecnologiche, che raccoglie oltre il 50% delle preferenze.
Misure come wallbox gratuite o test drive prolungati, invece, risultano essere marginali nelle preferenze dei consumatori. Ciò indica che il mercato non cerca soluzioni tampone, ma un sistema solido e affidabile che renda la scelta elettrica non solo ecologica, ma anche razionale e sicura.
Un Futuro Scritto nell’Esperienza
In conclusione, l’analisi dell’Osservatorio della Luiss Business School ci consegna un messaggio inequivocabile: per far decollare la mobilità elettrica in Italia, non basta innovare la tecnologia, bisogna trasformare la narrazione. La sfida è superare il muro dei pregiudizi e delle percezioni distorte, costruendo ponti di conoscenza basati sull’esperienza reale. L’auto elettrica smetterà di essere un’incognita e diventerà una scelta desiderabile solo quando la curiosità potrà trasformarsi in consapevolezza e, infine, in piena fiducia. Il futuro della mobilità, come spesso accade, non si misura solo in kilowattora o cavalli vapore, ma nella capacità di un’intera società di abbracciare il cambiamento con mente aperta e informata.
