L’ordinanza del gip e la ricostruzione dei fatti
Il giudice per le indagini preliminari di Latina, Giuseppe Molfese, ha emesso un’ordinanza cautelare nei confronti di Antonello Lovato, titolare dell’azienda agricola dove lavorava Singh Satnam, il bracciante indiano deceduto il 17 giugno a Cisterna di Latina. L’ordinanza del gip ricostruisce la dinamica dell’accaduto, evidenziando come Lovato avrebbe caricato il corpo di Satnam sul furgone, separatamente dall’arto amputato, per poi abbandonare entrambi a via Genova, dandosi alla fuga.
Secondo il gip, nonostante Lovato non volesse la morte del suo bracciante, la sua condotta e le modalità operative, “lucide” secondo il giudice, avrebbero portato Lovato a prevedere ragionevolmente il probabile decesso di Satnam, accettando consapevolmente il rischio. Il giudice sottolinea come le condizioni del bracciante, “in stato di semi incoscienza, con un braccio amputato e copiosa perdita ematica”, rendessero inevitabile l’evento mortale, soprattutto in assenza di un tempestivo intervento sanitario.
Il dolo eventuale e l’omissione di soccorso
L’ordinanza del gip parla di “dolo eventuale”, sostenendo che Lovato avrebbe omesso di chiamare i soccorsi, fuggendo con il furgone e provvedendo a ripulire il sangue. Secondo il giudice, la principale finalità di Lovato sarebbe stata quella di celare l’accaduto, visto che Satnam era un lavoratore irregolare, privo di contratto e di protezioni anti-infortunistiche, e utilizzava strumentazione da lavoro non certificata.
Il gip afferma che Lovato, “pur di nascondere e dissimulare la realtà, con condotta intenzionale, ha posto in essere tutti gli accorgimenti descritti, anche a costo di concretizzare l’evento mortale che, progressivamente, si poneva dinanzi a lui”.
Considerazioni sull’ordinanza del gip
L’ordinanza del gip di Latina evidenzia un caso drammatico che pone al centro il tema della responsabilità del datore di lavoro nei confronti dei propri dipendenti, soprattutto in situazioni di lavoro irregolare e precario. La ricostruzione dei fatti, basata su prove e testimonianze, evidenzia una condotta omissiva da parte di Lovato, che avrebbe agito con dolo eventuale, accettando il rischio della morte del suo lavoratore pur di evitare di dover affrontare le conseguenze del suo stato irregolare. L’ordinanza solleva interrogativi sulla sicurezza sul lavoro, la tutela dei lavoratori irregolari e il ruolo della responsabilità penale in casi di omissione di soccorso.