San José – L’economia della Costa Rica, spesso definita la “Svizzera del Centro America” per la sua stabilità politica e il suo benessere relativo, si trova di fronte a un bivio valutario di portata storica. Il dollaro statunitense, per decenni punto di riferimento per transazioni commerciali e risparmi, ha subito un crollo significativo, raggiungendo un tasso di cambio con il colón (CRC), la valuta locale, che non si vedeva da circa vent’anni. Il 4 dicembre 2025, il cambio ha toccato quota 490 colones per un dollaro, un livello che riporta le lancette indietro al 2005, prima che l’attuale sistema di fluttuazione amministrata venisse pienamente implementato.
Questo fenomeno, caratterizzato da un’eccezionale abbondanza di dollari nel mercato locale, sta ridisegnando gli equilibri economici del paese, creando vincitori e vinti e ponendo sfide complesse alla Banca Centrale della Costa Rica (BCCR).
Le cause di un Colón “Super Forte”
Alla base del drastico apprezzamento del colón vi è un’eccessiva offerta di dollari, un fenomeno alimentato da molteplici fattori che testimoniano il dinamismo dell’economia costaricana. Tra le principali cause identificate dagli analisti figurano:
- Investimenti Diretti Esteri (IDE): Il paese continua ad attrarre ingenti capitali stranieri, in particolare in settori ad alta tecnologia come quello delle apparecchiature mediche e dei semiconduttori, che rappresentano una fetta importante del PIL.
- Turismo in piena ripresa: Il settore turistico, uno dei pilastri dell’economia, ha registrato una performance robusta, garantendo un flusso costante e cospicuo di valuta statunitense.
- Successo delle esportazioni: Le aziende, specialmente quelle operanti nelle Zone Franche (Free Trade Zones), generano profitti significativi in dollari grazie alle loro vendite sui mercati internazionali.
- Politiche fiscali rigorose: L’adozione di politiche fiscali severe ha migliorato il rating creditizio del paese, aumentando la fiducia degli investitori internazionali e favorendo l’afflusso di capitali.
Questa “inondazione” di dollari ha spinto il valore del colón a livelli record. Storicamente, il tasso di cambio aveva raggiunto un picco di quasi 700 colones per dollaro nel giugno del 2022, rendendo la successiva discesa ancora più marcata e rapida.
L’intervento della Banca Centrale per frenare la corsa
Di fronte a un apprezzamento così rapido e potenzialmente destabilizzante, la Banca Centrale della Costa Rica (BCCR) non è rimasta a guardare. L’istituto ha ripreso attivamente gli acquisti di valuta estera sul mercato Monex, la piattaforma di scambio all’ingrosso. L’obiettivo è duplice: da un lato, frenare l’eccessiva volatilità e moderare la velocità di apprezzamento del colón; dall’altro, irrobustire le proprie Riserve Monetarie Internazionali, che hanno già raggiunto la considerevole cifra di 17 miliardi di dollari.
Questi interventi, sebbene necessari per garantire la stabilità, sono al centro di un delicato equilibrio. Un intervento troppo massiccio potrebbe essere interpretato come un tentativo di manipolazione del mercato, mentre un’azione troppo timida rischierebbe di non sortire gli effetti desiderati.
Vincitori e vinti: l’impatto a due facce sull’economia reale
L’apprezzamento del colón sta avendo conseguenze profondamente diverse a seconda dei settori e delle categorie di cittadini. È una medaglia con due facce, una brillante e una opaca.
I vantaggi di un dollaro debole:
- Importatori e consumatori: Chi acquista beni dall’estero beneficia di un potere d’acquisto maggiore. Servono meno colones per comprare la stessa quantità di dollari, rendendo le importazioni (da automobili a elettrodomestici e materie prime) meno costose. Questo, in teoria, dovrebbe tradursi in prezzi al consumo più bassi e contribuire a tenere a bada l’inflazione.
- Debitori in dollari: Una vasta fetta della popolazione e delle imprese ha contratto debiti in valuta statunitense (mutui, prestiti per auto, finanziamenti aziendali). Per loro, un colón forte è una vera e propria boccata d’ossigeno, poiché l’onere delle rate, convertito in valuta locale, si alleggerisce notevolmente.
Gli svantaggi di un dollaro debole:
- Esportatori: I settori orientati all’export, come quello agricolo (banane, caffè, ananas) e manifatturiero, sono i più colpiti. Ricevono pagamenti in dollari, ma i loro costi di produzione (salari, tasse, forniture locali) sono in colones. La conversione dei ricavi in una valuta locale così forte erode i margini di profitto, riducendo la competitività sui mercati globali e mettendo a rischio posti di lavoro.
- Settore turistico: Anche l’industria del turismo, pur generando un forte afflusso di dollari, soffre. Per i visitatori stranieri, la Costa Rica diventa una destinazione più cara. I loro dollari valgono meno in termini di colones, aumentando il costo di alloggi, ristoranti e attività, con il rischio di dirottare i flussi turistici verso mete più competitive.
- Lavoratori con stipendi in dollari: Molti professionisti e lavoratori di aziende multinazionali ricevono i loro stipendi in dollari. Con l’attuale tasso di cambio, il loro potere d’acquisto in colones si è ridotto drasticamente, impattando il loro tenore di vita.
Prospettive future: tra incertezza e la ricerca di un nuovo equilibrio
Gli analisti economici sono divisi sulle previsioni a breve e medio termine. Alcuni modelli macroeconomici prevedono che il colón potrebbe continuare il suo rafforzamento, con stime che vedono il cambio scendere ulteriormente nei prossimi 12 mesi. Altri ritengono che il punto di minimo sia stato raggiunto e che il tasso di cambio si stabilizzerà o inizierà una lenta risalita.
La traiettoria futura dipenderà da una complessa interazione di fattori: le decisioni di politica monetaria della BCCR, l’andamento dell’economia globale (in particolare quella statunitense), la fiducia degli investitori e la performance continua dei settori chiave dell’economia costaricana. La sfida per il governo e la banca centrale sarà quella di navigare questa fase complessa, massimizzando i benefici di una valuta forte senza compromettere la competitività di settori vitali per la crescita e l’occupazione del paese.
