Un’ombra da 23,5 milioni di euro si allunga sulla gestione passata della Ctp (Compagnia Trasporti Pubblici), la società partecipata per il trasporto pubblico della Città Metropolitana di Napoli, dichiarata fallita nel 2022. La Procura regionale per la Campania della Corte dei Conti ha acceso i riflettori su una serie di ricapitalizzazioni, contestando un ingente danno erariale e notificando, tramite il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, otto inviti a dedurre. Tra i destinatari del provvedimento spicca il nome di Luigi de Magistris, sindaco metropolitano dal primo gennaio 2015 al 18 ottobre 2021. A lui, in particolare, verrebbe contestata una quota del danno pari a 2,7 milioni di euro.
UNA STORIA DI PERDITE E INIEZIONI DI CAPITALE
L’indagine della magistratura contabile, condotta dai pm Capalbo, Miranda e Vitale e coordinata dal procuratore Giuseppone, ha meticolosamente ricostruito un flusso di denaro pubblico di oltre 332 milioni di euro, versato nelle casse della società tra il 2003 e il 2020. Questi fondi, erogati sotto forma di iniezioni di capitale, erano destinati a sostenere un’azienda integralmente pubblica che, secondo l’accusa, versava da anni in uno stato di “irreversibile decozione”. Le ricapitalizzazioni, secondo gli inquirenti, sarebbero state deliberate in un contesto di perdite pluriennali e strutturali, senza che i ripetuti piani industriali producessero gli effetti sperati. Anzi, il quadro economico generale della società sarebbe progressivamente peggiorato, culminando inevitabilmente nel fallimento del 2022.
LE CONTESTAZIONI DELLA PROCURA CONTABILE
A causa dei termini di prescrizione, l’analisi della Corte dei Conti si è concentrata in particolare su due specifiche ricapitalizzazioni, avvenute nel 2017 per un valore di 12,5 milioni di euro e nel 2019 per 11 milioni di euro. La Procura ipotizza una violazione delle norme sul “soccorso finanziario”, che permettono agli enti pubblici di sostenere le proprie società partecipate solo in presenza di concrete e documentate prospettive di riequilibrio economico-finanziario. Secondo l’accusa, queste condizioni non sussistevano per la Ctp.
Ulteriori elementi critici emersi dall’indagine riguardano:
- Segnalazioni ignorate: Gli organi di controllo interni ed esterni avrebbero più volte segnalato criticità relative alla continuità aziendale, allarmi che sarebbero però rimasti inascoltati.
- Inefficienza del servizio: Parallelamente alle difficoltà finanziarie, il servizio di trasporto pubblico offerto registrava livelli di efficienza inferiori agli standard programmati, con un numero di chilometri percorsi spesso sensibilmente inferiore a quelli previsti contrattualmente.
- Delibere senza bilanci approvati: Alcune delle ricapitalizzazioni sarebbero state deliberate in assenza dei bilanci approvati, circostanza che, secondo gli investigatori, avrebbe portato all’adozione di decisioni finanziarie di notevole impatto senza un quadro informativo completo e aggiornato.
Oltre a de Magistris, gli inviti a dedurre sono stati notificati ad altri sette soggetti, tra amministratori, dirigenti e revisori dei conti pro tempore della Città Metropolitana di Napoli, individuati in base ai ruoli ricoperti nel periodo in esame. I destinatari avranno ora 45 giorni di tempo per presentare memorie difensive, allegare documenti o chiedere un’audizione personale.
LA DIFESA DI LUIGI DE MAGISTRIS
L’ex sindaco Luigi de Magistris ha prontamente replicato alle accuse, difendendo con forza il proprio operato. “Ho sempre operato da sindaco di Napoli e da sindaco metropolitano per salvare le aziende pubbliche, metterle in sicurezza e farle operare con i conti in regola“, ha dichiarato. De Magistris ha rivendicato la correttezza delle sue azioni, sostenendo di aver agito sulla base di atti, proposte dirigenziali e pareri tecnici e contabili favorevoli, e con il sostegno dell’intero consiglio metropolitano.
Secondo la sua ricostruzione, la Ctp era “ad un passo dal salvataggio” al termine del suo mandato. La responsabilità del successivo fallimento, a suo dire, ricadrebbe sulla nuova amministrazione e sulla Regione Campania, che avrebbero deciso di “privatizzare il servizio e non completare l’opera di messa in sicurezza“. “Ci viene contestato in fase di indagini contabili di aver provato a salvare un’azienda pubblica“, ha affermato con amarezza, definendo questo il procedimento numero 110 a suo carico dal 1995. “Dovevo farla fallire per non avere colpe?“, ha concluso retoricamente.
