Dalla sorpresa di una candidatura che sembrava “uno scherzo telefonico” a un tour mondiale per promuovere una storia tanto tragica quanto necessaria: il cinema italiano punta agli Oscar con “Familia”, la seconda opera del regista cosentino Francesco Costabile. Un film che non è solo un racconto, ma un’analisi profonda e viscerale della violenza di genere, radicata in una cultura patriarcale che ancora oggi avvelena la società. L’opera è stata scelta dalla commissione dell’ANICA per rappresentare l’Italia alla selezione del premio per il miglior film internazionale ai prossimi Academy Awards.
Accompagnato a New York dal produttore Gaetano Maiorino di Tramp Limited, Costabile ha presentato il suo lavoro alla decima edizione del festival Italy On Screen New York, un evento cruciale per promuovere il cinema italiano di qualità ai giurati dell’Academy e a un pubblico internazionale. L’attesa è ora per il 16 dicembre, quando verrà annunciata la prima shortlist di 15 titoli, un passo fondamentale per avvicinarsi alla prestigiosa cinquina finale.
Una storia vera, un dramma universale
Al centro di “Familia” c’è la storia vera e straziante di Luigi Celeste, raccontata nel suo libro autobiografico “Non Sarà Sempre Così”. Il film ripercorre un arco temporale di dieci anni, dal 1998 al 2008, seguendo la vita di Luigi (interpretato da un premiato Francesco Gheghi), un ragazzo cresciuto assistendo alle continue violenze del padre Franco (Francesco Di Leva) sulla madre Licia (Barbara Ronchi). Una spirale di abusi fisici e psicologici che culminerà in un gesto estremo: nel 2008, per difendere la madre e il fratello, Luigi ucciderà il padre, venendo poi condannato a nove anni di reclusione.
Costabile, con una regia che è stata definita “impeccabile e coraggiosa”, sceglie di non tradire lo spirito della storia, lavorando a stretto contatto con lo stesso Luigi Celeste e con i centri antiviolenza. Il risultato è un’opera che, come sottolinea il regista, “arriva alla pancia degli spettatori” e “scuote le coscienze”, trasformando una vicenda privata in un potente messaggio collettivo. “Ci riconosciamo tutti in questa storia, tragica ma universale. Tutti abbiamo sperimentato forme di violenza, anche e soprattutto a livello psicologico”, ha dichiarato Costabile.
Le radici culturali della violenza: il “Pater Familias”
Il titolo stesso, Familia, è una scelta semantica precisa. La parola latina rimanda a una concezione arcaica e verticale della famiglia, una struttura patriarcale in cui il “pater familias” deteneva un potere assoluto, quasi di vita e di morte, sui suoi membri. È una critica diretta a quel modello culturale che, secondo il regista, è alla base del problema della violenza di genere, un problema che non è solo legislativo ma profondamente radicato nella società.
Il film, girato in quartieri romani come Tufello, La Rustica e Quartaccio, mostra un periodo in cui strumenti legislativi come la legge contro lo stalking non esistevano ancora. Oggi, sebbene la sensibilità e le leggi siano cambiate, i numeri dei femminicidi e delle violenze domestiche restano drammaticamente alti, a testimonianza di come la strada per un reale cambiamento sia ancora lunga.
Un percorso cinematografico e didattico
“Familia” non è un’opera isolata nel percorso di Costabile. Rappresenta il secondo capitolo di una trilogia tematica sulla violenza. Il primo film, “Una Femmina” (2022), esplorava il tema all’interno della ‘ndrangheta, basandosi sul libro-inchiesta di Lirio Abbate. Con “Familia”, il regista ha voluto spostare l’obiettivo su una famiglia “normale”, per dimostrare l’universalità e la trasversalità del fenomeno. Costabile è già al lavoro sul terzo capitolo, che racconterà un’altra storia vera legata a una donna italiana impegnata nella lotta alla criminalità organizzata.
Presentato con successo alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, dove l’attore protagonista Francesco Gheghi ha vinto il premio per la miglior interpretazione maschile, il film ha iniziato un doppio percorso. Distribuito nelle sale italiane dal 2 ottobre, grazie a Medusa Film, e presto anche negli Stati Uniti con Breaking Glass Pictures, “Familia” sta entrando anche nelle scuole. “Il cinema permette di arrivare dove la didattica non arriva”, spiega il regista, che è anche professore di grafica e comunicazione in un istituto tecnico di Bologna. Le proiezioni scolastiche, realizzate in collaborazione con i centri antiviolenza, diventano così uno strumento potente per educare le nuove generazioni e stimolare un dibattito fondamentale.
La reazione del pubblico e la sfida culturale
Durante la sua campagna promozionale negli Stati Uniti, Costabile ha notato una differenza nella reazione del pubblico. Mentre in Italia il dibattito sulla violenza di genere è molto acceso, in America ha riscontrato “l’urgenza e il desiderio di parlarne”, ma una minore abitudine a discutere apertamente di queste tematiche. Il cinema, in questo senso, diventa un’arte esperienziale, un veicolo per “vivere la violenza da dentro e acquisire una consapevolezza”, specialmente riguardo alla violenza psicologica, spesso subdola e non riconosciuta dalle vittime stesse.
Con un cast eccezionale che include anche Tecla Insolia e Marco Cicalese, “Familia” si presenta come un dramma potente, un thriller domestico con venature quasi horror, che costringe lo spettatore a confrontarsi con l’impotenza e l’angoscia. Un film necessario, che usa la forza del racconto per illuminare le zone d’ombra della nostra società e per affermare, con la stessa forza del suo protagonista, che “non sarà sempre così”.
