Un appello definito una “mozione degli affetti” che si infrange contro il muro della realpolitik. La proposta lanciata dal Presidente del Senato, Ignazio La Russa, per un “mini-mini-indultino” natalizio destinato ai detenuti con un residuo di pena minimo, ha scatenato un acceso dibattito politico, mettendo a nudo le divergenze all’interno della maggioranza e provocando la secca frenata del Governo. Una questione che riaccende i riflettori sulla drammatica e annosa emergenza del sovraffollamento carcerario in Italia.
La Proposta di La Russa: un “Gesto di Umanità”
L’idea, sostenuta da tempo dalla seconda carica dello Stato, è semplice e mirata: consentire ai detenuti la cui pena terminerebbe a gennaio o febbraio di tornare a casa per le festività natalizie. “Consentire a chi sta per uscire, per esempio a uno che è in carcere e esce il 15 di gennaio, facciamogli fare le vacanze di Natale a casa con i figli, con la moglie, con la mamma”, ha dichiarato La Russa, precisando che la sua è una battaglia personale che porta avanti da sempre, anche in virtù della sua passata professione di avvocato. L’ispirazione, ha ammesso, è giunta anche dall’amico ed ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, attualmente detenuto a Rebibbia. La proposta escluderebbe esplicitamente i reati commessi contro le forze dell’ordine e, nelle intenzioni del Presidente del Senato, rappresenterebbe “un po’ di respiro” per un sistema penitenziario al collasso.
Il Muro del Governo: “Nessun Indulto, Lavoriamo a Soluzioni Strutturali”
La risposta di Palazzo Chigi non si è fatta attendere ed è stata netta. A farsi portavoce della linea governativa è stato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che ha chiuso la porta a qualsiasi ipotesi di provvedimento di clemenza. “Stiamo lavorando perché da qui a due anni si affronti la questione del sovraffollamento carcerario”, ha spiegato Mantovano, illustrando la strategia dell’esecutivo. L’obiettivo è colmare il divario tra i circa 53.000 posti disponibili e i quasi 64.000 detenuti presenti attraverso un “lavoro intenso” di edilizia penitenziaria. Fonti di governo hanno tradotto le parole di Mantovano con un inequivocabile: “la proposta di La Russa non si farà”. Una posizione che ricalca quella del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che già in passato aveva espresso perplessità su misure simili, temendo che potessero essere un incentivo a commettere reati.
La Maggioranza si Spacca: Tra Garantisti e Rigoristi
L’iniziativa di La Russa ha provocato un vero e proprio terremoto nel centrodestra, evidenziando le diverse anime che lo compongono.
- Forza Italia si è mostrata la più aperta al dialogo. Il deputato azzurro e vicepresidente della commissione Giustizia della Camera, Enrico Costa, ha parlato di “sensibilità” condivisibile, affermando che il partito sarebbe favorevole a un provvedimento in tal senso, pur sottolineando la necessità di leggere un testo prima di esprimere un giudizio definitivo.
- La Lega, pur con qualche voce dissonante, ha espresso una forte contrarietà, in linea con la sua tradizionale posizione rigorista sulla certezza della pena.
- Anche in Fratelli d’Italia, partito dello stesso La Russa e della Premier Meloni, la linea prevalente è di chiusura. “Impossibile, noi che ci battiamo per la certezza della pena non possiamo procedere in questa direzione”, è il ragionamento che filtra dai vertici del partito.
Questa spaccatura dimostra la difficoltà di conciliare l’approccio garantista, più incline a considerare misure deflattive per ragioni umanitarie e di efficienza del sistema, con quello securitario, che privilegia la certezza e l’integralità dell’esecuzione della pena.
Le Reazioni: Opposizioni all’Attacco, ANM Apre al Dialogo
Le opposizioni hanno colto l’occasione per attaccare il governo. Il Partito Democratico, pur dicendosi disponibile a discutere la proposta, ha accusato l’esecutivo di immobilismo: “Sono tre anni che non fate niente per il sovraffollamento delle carceri italiane”, hanno tuonato i parlamentari dem, definendo lo scontro interno alla maggioranza un “solito gioco delle parti sulla pelle delle persone”. Riccardo Magi di +Europa ha chiesto a La Russa di chiarire i tempi di un’eventuale discussione parlamentare per evitare “l’ennesima presa in giro nei confronti dei detenuti”.
Un’importante apertura è arrivata invece dall’Associazione Nazionale Magistrati (ANM). Il presidente Cesare Parodi ha espresso apprezzamento per lo spirito della proposta, auspicando una “convergenza ampia” per trovare soluzioni rapide a un’emergenza che la Costituzione impone di affrontare.
Il Contesto: un’Emergenza Chiamata Sovraffollamento
La proposta di La Russa si inserisce in un contesto drammatico. I dati sul sovraffollamento carcerario in Italia sono allarmanti. A fronte di una capienza regolamentare di circa 51.300 posti, i detenuti presenti superano i 62.500, con un tasso di affollamento medio nazionale che si attesta intorno al 122%. In alcune regioni come Friuli Venezia Giulia, Puglia e Lombardia, la situazione è ancora più critica, con tassi che superano il 140%. Questa condizione, come sottolineato da associazioni come Antigone, non solo lede la dignità dei detenuti, ma compromette la sicurezza, aumenta il rischio di suicidi e rende quasi impossibile qualsiasi percorso rieducativo.
Sul tavolo restano altre proposte, come la proposta di legge di Roberto Giachetti (Italia Viva) che mira a modificare la liberazione anticipata aumentando lo sconto di pena per buona condotta da 45 a 75 giorni per semestre, ma il suo iter parlamentare appare al momento bloccato.
Mentre il dibattito politico si infiamma, la realtà dietro le sbarre rimane critica. La soluzione del Governo, basata sull’edilizia carceraria, richiederà almeno due anni per produrre effetti tangibili. Nel frattempo, la richiesta di un intervento immediato, anche se parziale e simbolico come il “mini-indultino” natalizio, pone la politica di fronte a una scelta tra rigore e umanità.
