Richiesta di referendum sull’autonomia differenziata
Un gruppo di consiglieri regionali di opposizione dell’Assemblea legislativa dell’Umbria ha annunciato la presentazione di una richiesta di referendum popolare per l’abrogazione della legge 86/2024 sull’autonomia differenziata, nota anche come “decreto Calderoli”.
Tra i promotori dell’iniziativa figurano Thomas De Luca (M5s), Simona Meloni, Tommaso Bori, Michele Bettarelli, Fabio Paparelli (Pd), Vincenzo Bianconi e Donatella Porzi (Gruppo misto).
Secondo i promotori, l’Assemblea legislativa umbra, guidata da una maggioranza di centrodestra, dovrà esprimersi sulla richiesta di referendum, che se approvata vedrebbe l’Umbria tra le Regioni promotrici del referendum per l’abrogazione della legge.
Motivazioni della richiesta
I consiglieri regionali di opposizione si basano sull’articolo 75 della Costituzione, che prevede la possibilità per cinque Consigli regionali di richiedere l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge.
Secondo i promotori, la legge sull’autonomia differenziata, così come approvata dal Parlamento italiano, “contraddice nella sostanza l’esigenza di un’autentica riforma in senso autonomistico” e altera l’equilibrio dei rapporti tra le regioni e tra le regioni e lo Stato, generando disparità e disuguaglianze.
In particolare, temono che la Regione Umbria, per la sua struttura demografica e le sue caratteristiche geografiche, risulti penalizzata dalla legge, dovendo gestire un territorio complesso con risorse insufficienti. La competizione su materie strategiche in solitudine, secondo i promotori, potrebbe danneggiare una regione piccola rispetto a realtà maggiori.
Considerazioni sull’autonomia differenziata
La richiesta di referendum sull’autonomia differenziata in Umbria evidenzia le preoccupazioni e le criticità legate a questa riforma, che rischia di alimentare tensioni tra le regioni e di creare disparità di trattamento. La legge sull’autonomia differenziata è un tema complesso che richiede un’attenta analisi degli impatti potenziali, sia positivi che negativi, sulle diverse realtà regionali. È fondamentale garantire che la riforma sia attuata in modo equo e che non si traduca in un’accentuazione delle disuguaglianze tra le regioni italiane.