Perugia torna “rossa” dopo un decennio di centrodestra
Dopo 10 anni di amministrazioni di centrodestra, Perugia torna ad essere governata dal centrosinistra con la vittoria di Vittoria Ferdinandi, neo sindaca eletta al ballottaggio. La vittoria è stata salutata come un “miracolo” dalla stessa Ferdinandi, che ha parlato di “un inizio di una grande riscossa di una nuova cultura politica”.
Il successo del centrosinistra a Perugia assume un significato particolare in vista delle elezioni regionali umbre previste per il prossimo ottobre. Per il Pd di Elly Schlein, il risultato rappresenta un segnale promettente, anche se il modello di campo largo che ha portato a vittorie a Firenze e Bari, con la conquista di tutti e sei i capoluoghi di Regione, è quello che i Dem vorrebbero esportare.
La vittoria di Andrea Romizi, candidato sindaco di centrodestra, nel 2013 aveva segnato l’inizio di un cambio di rotta in Umbria, una regione storicamente rossa. Da allora, città dopo città, le amministrazioni erano passate al centrodestra, culminando con la vittoria della leghista Donatella Lisei alle regionali del 2019.
Il campo largo come modello per il futuro?
La neo sindaca Ferdinandi ha sottolineato la “grande novità” del progetto politico che ha portato alla vittoria a Perugia, ovvero l’unione di partiti, movimenti e forze civiche al di là di ogni schema di posizionamento. Secondo la sindaca, questa “coalizione molto ampia” rappresenta un elemento di ricchezza, un messaggio che sembra rivolto ai partiti centristi di Renzi e Calenda che pongono veti al M5s.
Anche il coordinatore regionale dei pentastellati, Thomas De Luca, ha definito Perugia un “laboratorio nazionale”, sottolineando il ruolo del campo largo nella vittoria. Tuttavia, il centrodestra si conferma saldo in altre città umbre come Gubbio, Orvieto e Foligno, a dimostrazione del suo radicamento nella regione.
Il campo largo: vittorie e divisioni
Il campo largo, ricostituito al secondo turno, ha portato alla vittoria del centrosinistra unito a Firenze e Bari, con Sara Funaro e Vito Leccese, e ha ribaltato l’iniziale svantaggio a Potenza, dove Vincenzo Telesca ha ottenuto l’appoggio del M5s al ballottaggio.
Nonostante i successi, il campo largo si confronta anche con divisioni interne. Davide Casaleggio, esponente del M5s, si è espresso contro l’alleanza con il Pd, sostenendo che potrebbe portare gli elettori ad astenersi o a votare direttamente il partito democratico. Tuttavia, il Movimento ha espresso un’interpretazione più positiva, sottolineando l’importanza di “progetti di intesa tra le forze di opposizione” che si stanno consolidando.
L’ex premier Conte dovrà quindi decidere il da farsi, con la possibilità di trattare anche sui nomi dei candidati governatori in vista delle prossime elezioni regionali, soprattutto in Puglia e Campania dove i governatori uscenti hanno già concluso due mandati.
Il campo largo: una strategia vincente?
La vittoria a Perugia e i successi del campo largo in altre città italiane suggeriscono che questa strategia potrebbe essere vincente per il centrosinistra. Tuttavia, è importante considerare le divisioni interne al M5s e le possibili resistenze da parte di alcuni partiti centristi. Il successo del campo largo dipenderà dalla capacità di trovare un equilibrio tra le diverse componenti e di costruire un programma condiviso che attragga l’elettorato.