Salis difende le occupazioni di case popolari: “Non togliamo nulla a nessuno”
Ilaria Salis, eurodeputata eletta con Avs, ha difeso la sua adesione ai movimenti per la casa in un post su Instagram, rispondendo alle polemiche per l’occupazione di un’abitazione popolare nel 2008, per la quale Aler, ente gestore degli alloggi popolari di Regione Lombardia, le richiede 90mila euro di arretrati.
Secondo Salis, l’occupazione di case disabitate non sottrae nulla a nessuno, se non al degrado, al racket e ai palazzinari. La eurodeputata ha sostenuto che a Milano ci sono oltre 12mila case popolari sfitte, di cui oltre 5mila del Comune e oltre 7mila di Aler, un dato che sale a 15mila considerando la città metropolitana. Questo significherebbe che un quinto delle case popolari non è assegnato.
Salis ha aggiunto che, nonostante ci siano 10mila famiglie in lista di attesa per un alloggio popolare, negli ultimi tre anni sono state assegnate solo 2.818 abitazioni. Le case non assegnate che vengono occupate, ha spiegato, sono spesso in condizioni fatiscenti e abbandonate da anni.
L’occupazione come “stigma sociale” e forma di resistenza
Secondo Salis, essere occupante vuol dire abitare uno spazio precario e faticosamente trasformarlo in un luogo che si possa chiamare casa, cercando di sistemarlo con pochi mezzi. Questo, ha affermato, è uno “stigma sociale”.
L’eurodeputata ha sottolineato che i movimenti di lotta per la casa agiscono per aiutare il prossimo e sono un baluardo di resistenza contro la barbarie della società, in un contesto di strutturale emergenza abitativa.
Critiche alle politiche dell’abitare e al ruolo degli enti gestori
Salis ha criticato chi incolpa gli occupanti per il dissesto dell’edilizia popolare pubblica, sostenendo che questo sottolinea la malafede di chi conosce il vuoto delle politiche dell’abitare, l’incompetenza degli enti gestori e la speculazione immobiliare, oppure l’ignoranza di chi non ha mai vissuto l’emergenza abitativa.
Secondo l’eurodeputata, il movimento di lotta per la casa agisce in base al principio che tutti dovrebbero avere un tetto sulla testa, e questa è la questione su cui tutti dovrebbero esprimere la propria opinione e decidere collettivamente.
La complessità dell’emergenza abitativa
La vicenda di Ilaria Salis mette in luce la complessità dell’emergenza abitativa in Italia, un problema che affligge molte città e che si traduce in situazioni di precarietà e di difficoltà nell’accesso a un alloggio dignitoso. La questione delle case popolari sfitte e del ritardo nelle assegnazioni solleva interrogativi sull’efficacia delle politiche abitative e sull’operato degli enti gestori. Al contempo, la scelta di occupare alloggi vuoti, pur comprensibile in un contesto di emergenza, pone questioni legali e sociali complesse.