Corsiglia nega la violenza sessuale
Francesco Corsiglia, uno dei quattro imputati nel processo per violenza sessuale di gruppo ai danni di una studentessa italo norvegese, ha negato di aver usato violenza nel rapporto sessuale con la ragazza, sostenendo che fosse consenziente. Corsiglia, figlio di Beppe Grillo, è l’unico degli imputati a sottoporsi all’esame da parte del collegio giudicante di Tempio Pausania, mentre gli altri tre, Vittorio Lauria, Edoardo Capitta e Ciro Grillo, hanno scelto di non rispondere alle domande.
Durante le quasi 5 ore di interrogatorio, Corsiglia ha ribadito le dichiarazioni rese 5 anni fa al pm, sostenendo che il rapporto fosse stato “tranquillo” e che la ragazza fosse “consenziente”. Ha inoltre negato di essere presente al momento del presunto stupro di gruppo, affermando di aver dormito e di aver saputo cosa era successo solo la mattina dopo.
Strategie difensive divergenti
La strategia difensiva degli altri tre imputati è diversa da quella di Corsiglia. I loro avvocati hanno deciso di non farli rispondere alle domande, ma hanno annunciato che potrebbero rendere dichiarazioni spontanee in un momento successivo del processo. “Abbiamo fatto una scelta processuale precisa”, ha spiegato l’avvocato Alessandro Vaccaro, difensore di Lauria, “E’ un nostro diritto decidere di non far rispondere all’esame i nostri assistiti, ma sicuramente verranno più avanti per rendere dichiarazioni spontanee.”
Chat in lingua inglese al centro del dibattito
Il tribunale ha incaricato un perito per la traduzione delle chat in lingua inglese intercorse tra la presunta vittima e una sua amica norvegese nel 2018, ossia un anno prima dei fatti contestati. In queste chat, la ragazza si sarebbe confidata e avrebbe ammesso di avere un “problema”: “mi piace conoscere i ragazzi in discoteca”, senza però poi essere interessata ad avere con loro dei rapporti.
Le parti civili hanno già annunciato battaglia sui contenuti di queste conservazioni. La difesa, tuttavia, precisa che le chat fanno già parte del fascicolo del dibattimento e quindi il collegio giudicante le ha già. “Le chat fanno già parte del fascicolo del dibattimento, quindi il collegio giudicante le ha già”, ha chiarito l’avvocato Vaccaro.
Considerazioni sul caso
Il processo per violenza sessuale di gruppo a carico di Francesco Corsiglia e degli altri tre imputati è un caso complesso e delicato. Le dichiarazioni di Corsiglia, che ha negato ogni accusa di violenza, e la decisione degli altri imputati di non rispondere alle domande, pongono interrogativi importanti sulla dinamica dei fatti e sulla responsabilità dei singoli. Le chat in lingua inglese intercorse tra la presunta vittima e una sua amica potrebbero fornire elementi cruciali per ricostruire il contesto e il vissuto della ragazza, ma è importante che la loro interpretazione sia accurata e oggettiva. Il processo è ancora in corso e sarà necessario attendere l’esito del dibattimento per avere un quadro completo della vicenda.