La deportazione di 1500 metalmeccanici genovesi
Il 16 giugno del 1944, un’operazione di rastrellamento condotta da un gruppo di SS e camicie nere colpì quattro stabilimenti siderurgici di Sestri Ponente, quartiere industriale di Genova. In totale, 1500 metalmeccanici furono prelevati dalle loro case e caricati su due treni piombati diretti a Mauthausen, uno dei più brutali campi di concentramento nazisti.
Questa deportazione, la più grande nella storia d’Europa, fu un atto di repressione contro il movimento operaio antifascista di Genova, che aveva recentemente organizzato scioperi per i diritti dei lavoratori e la pace.
La vita nei campi di concentramento
Una volta arrivati a Mauthausen, gli operai genovesi furono smistati nelle fabbriche austriache e tedesche, costretti a lavorare come schiavi per costruire i carri armati nazisti. Lavoravano in condizioni disumane, con turni di 13 ore al giorno, senza equipaggiamento e protezioni, sottoposti a violenze e privazioni. La loro alimentazione era scarsa, a malapena una zuppa di rapa al giorno, e le condizioni igieniche erano devastanti.
Testimoni di prima mano raccontano di un anno intero trascorso al gelo, in canottiera e zoccoli, costretti ad assistere alla tragedia della Shoah, ai bombardamenti di Dresda e alla battaglia finale di Berlino. Molti di loro non sopravvissero al viaggio, alla fame, alle violenze dei carcerieri o agli incidenti sul lavoro.
La resilienza degli operai
Nonostante le terribili condizioni di vita, gli operai genovesi dimostrarono una straordinaria resilienza. Si organizzavano per aiutarsi a vicenda, trovando il modo di procurarsi acqua piovana per dissetarsi, erbe selvatiche per cucinare, cappotti ricavati dai sacchi di cemento e persino scarpe di fortuna.
La loro determinazione era alimentata dalla speranza di tornare a casa, di riabbracciare le loro famiglie e di ritrovare la libertà che avevano perduto.
Il ritorno a casa
Quando le truppe alleate liberarono i campi di concentramento, gli operai genovesi, stremati e debilitati, iniziarono il lungo viaggio di ritorno a casa. Molti di loro erano stati separati dalle loro famiglie per un anno intero, e il rientro fu un momento di gioia e di dolore allo stesso tempo.
La deportazione a Mauthausen fu una tragedia che segnò profondamente la storia di Genova. La memoria di questi operai, che hanno sacrificato la loro libertà e la loro dignità per combattere il nazismo, deve essere tramandata alle future generazioni, affinché non dimentichino il costo della libertà e l’importanza della lotta contro l’oppressione.
Un capitolo dimenticato della storia italiana
La deportazione dei metalmeccanici genovesi a Mauthausen rappresenta un capitolo dimenticato della storia italiana. Questa tragedia, che ha coinvolto migliaia di persone, è stata spesso oscurata da altri eventi drammatici della Seconda Guerra Mondiale. È importante ricordare il sacrificio di questi operai, che hanno lottato per la libertà e la giustizia, e onorare la loro memoria attraverso la ricerca, la documentazione e la diffusione della loro storia.