“La Porta Divisoria” di Strehler: un viaggio nel mondo di Kafka
Il Teatro Verdi di Trieste si prepara ad accogliere un dittico di opere liriche che si prospetta ricco di suggestioni e di riflessioni. Dal 14 al 23 giugno, l’ultimo appuntamento della stagione 2023-2024, vedrà in scena “La Porta Divisoria”, l’unica opera lirica del grande regista Giorgio Strehler, e “Il Castello del Duca Barbablù” di Béla Bartók.
“La Porta Divisoria”, un atto unico in cinque quadri, è un lavoro commissionato a Strehler da Victor De Sabata per la Scala con le musiche di Fiorenzo Carpi, completate da Alessandro Solbiati. Il libretto, ispirato alla Metamorfosi di Franz Kafka, rilegge la vicenda di Gregorio Samsa, l’impiegato che si sveglia trasformato in un insetto, in un contesto di profonda disumanizzazione e alienazione. La scelta di Kafka come soggetto, da parte di Carpi, non è casuale. Il tema della disumanizzazione del diverso, infatti, ha toccato profondamente la storia della sua famiglia, vittima di persecuzioni razziali e politiche durante la Seconda Guerra Mondiale.
La storia di “La Porta Divisoria” è costellata di ritardi e complessità. De Sabata inserì l’opera nel cartellone della Scala per ben tre stagioni, a partire dal 1956-57, ma Carpi non riuscì mai a completare le musiche dell’ultimo quadro. Solo nel 2022, Alessandro Solbiati ha avuto l’incarico di completare la partitura, permettendo finalmente la prima mondiale a Spoleto.
“La Porta Divisoria” viene riproposta a Trieste in occasione del centenario della morte di Kafka, che fu impiegato delle Generali del capoluogo giuliano. L’orchestra sarà diretta da Marco Angius, mentre la regia è affidata a Giorgio Bongioanni.
Il legame tra Strehler e Carpi: un’unione artistica profonda
Il rapporto tra Strehler e Carpi è stato un’unione artistica profonda e duratura. Strehler, in diverse occasioni, ha sottolineato l’importanza della musica di Carpi nel suo lavoro teatrale, definendola come un elemento fondamentale per la “chiarificazione” interna e l’illuminazione di un “tutto” che non riusciva ad afferrare.
Carpi, compositore eclettico e vivace, ha collaborato con Strehler per molti anni, ma ha lasciato il segno anche in altri ambiti artistici, dalla musica di scena per Dario Fo e Vittorio Gassman al cinema di Comencini, Malle, Chéreau e Brass.
La scelta di Carpi di mettere in musica la Metamorfosi di Kafka, un’opera che affronta il tema della disumanizzazione e della diversità, si inserisce in un contesto storico e personale di grande intensità. L’esperienza del padre di Carpi, Aldo, internato nel lager di Gusen-Mauthausen, ha segnato profondamente la sua vita e la sua arte. Il memoriale Il Diario di Gusen, scritto dal padre, è oggi anche uno spettacolo teatrale grazie alla figlia Martina Carpi.
“Il Castello del Duca Barbablù”: un’opera di grande suggestione
Completa il dittico “Il Castello del Duca Barbablù” di Béla Bartók, un’opera in un atto su libretto di Béla Balázs. L’allestimento è curato dal Teatro Verdi di Trieste, con Marco Angius sul podio e la regia di Henning Brockhaus.
L’opera, composta nel 1911, è un’opera lirica che affronta il tema del potere e della violenza maschile, attraverso la storia del Duca Barbablù che imprigiona e uccide le sue mogli. La musica di Bartók, ricca di suggestioni e di atmosfere cupe, crea un’atmosfera di inquietudine e di mistero, accompagnando il pubblico in un viaggio nel cuore oscuro della psiche umana.
Un dittico che si prospetta ricco di suggestioni
Il dittico proposto dal Teatro Verdi di Trieste si prospetta come un’esperienza artistica di grande intensità, che unisce la lirica di Carpi e Strehler alla musica di Bartók. “La Porta Divisoria”, con la sua storia complessa e la sua profonda riflessione sulla disumanizzazione, e “Il Castello del Duca Barbablù”, con la sua atmosfera cupa e inquietante, offrono al pubblico l’occasione di immergersi in un mondo di suggestioni e di riflessioni.
L’appuntamento con questo dittico rappresenta un’occasione unica per scoprire il lavoro di Fiorenzo Carpi, un compositore che ha contribuito in modo significativo alla scena teatrale e musicale italiana, e per ripercorrere le opere di Strehler e Bartók, due maestri del teatro e della musica che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte.
Un’occasione per riscoprire il lavoro di Carpi
La riproposizione di “La Porta Divisoria” a Trieste offre un’opportunità preziosa per riscoprire il lavoro di Fiorenzo Carpi, un compositore spesso dimenticato ma che ha contribuito in modo significativo alla scena teatrale e musicale italiana. Il dittico, che unisce Carpi a Bartók, rappresenta un’occasione unica per apprezzare la diversità e la ricchezza del panorama lirico contemporaneo.