Un nuovo ostacolo per le rinnovabili
Le associazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente e Wwf hanno espresso forti critiche al decreto aree idonee, definendolo un’ulteriore barriera allo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia. Secondo le ong, il decreto, approvato dopo il decreto-legge Agricoltura che limitava il fotovoltaico nei terreni agricoli, complica ulteriormente il quadro autorizzativo per le rinnovabili, rendendo l’Italia un Paese inaffidabile per gli investitori.
Discrezionalità regionale e tempi burocratici
Le associazioni lamentano la piena discrezionalità delle Regioni nell’estensione delle fasce di rispetto per le aree che presentano beni culturali, che possono arrivare fino a 7 km. Inoltre, criticano l’eliminazione dell’articolo 10, che salvaguardava i procedimenti autorizzativi già avviati, rischiando di dare validità retroattiva al provvedimento e di ledere diritti acquisiti.
Le ong prevedono anche dilatazioni nei tempi burocratici, con le Regioni che avranno circa 15 mesi di autonomia prima che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) possa intervenire in caso di inadempienza.
Un passo indietro per l’indipendenza energetica
Il decreto aree idonee sembra andare in direzione opposta rispetto agli obiettivi di transizione energetica e di indipendenza energetica. La burocrazia e la discrezionalità regionale rischiano di rallentare lo sviluppo delle rinnovabili, rendendo l’Italia più dipendente dai combustibili fossili. È importante che il governo intervenga per garantire un quadro normativo chiaro e stabile, che favorisca gli investimenti e acceleri la transizione verso un futuro sostenibile.