
L’Attesa del Report di Citizen Lab
La settimana entrante si prospetta come un momento chiave per il caso Paragon, un’intricata vicenda di spionaggio che coinvolge attivisti e membri dell’ONG Mediterranea. Secondo fonti interne a Mediterranea, è imminente la pubblicazione del report di Citizen Lab, un laboratorio di ricerca interdisciplinare dell’Università di Toronto specializzato nello studio della sicurezza informatica e dei diritti umani. Il report si concentrerà sulle attività di “spionaggio” condotte su almeno quattro utenze appartenenti a membri di Mediterranea e su quelle di quasi cento attivisti europei. La divulgazione del dossier è prevista per martedì, in concomitanza con un altro evento significativo per il caso.
Audizione dei Dirigenti di Meta al Copasir
Parallelamente all’attesa del report di Citizen Lab, martedì si terrà l’audizione al Copasir (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) dei dirigenti italiani di Meta, la società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp. Meta ha svolto un ruolo cruciale nello svelare il caso, allertando le persone spiati riguardo alle infiltrazioni nei loro dispositivi tramite Graphite, un software prodotto e venduto dall’azienda israeliana Paragon. L’audizione mira a chiarire come il software Graphite sia stato utilizzato per compromettere la sicurezza delle utenze italiane e quali misure Meta intende adottare per prevenire simili incidenti in futuro. Si ipotizza che il “cavallo di Troia” utilizzato per introdurre il software nei dispositivi delle vittime sia stato un messaggio sull’app di instant messaging WhatsApp.
Sette Utenze Italiane Sotto Intercettazione
Al momento, l’unica certezza emersa dalle indagini è che sono sette le utenze italiane sottoposte a intercettazione. Tra queste, quattro appartengono ad attivisti di Mediterranea: Luca Casarini (capomissione), Beppe Caccia (armatore), Don Mattia Ferrari (cappellano) e David Yambio (fondatore di ‘Refugees in Libya’). Un’altra utenza è quella di Francesco Cancellato, direttore di Fanpage. Tuttavia, l’identità degli altri due soggetti spiati rimane sconosciuta, anche se si presume che possano essere collegati al mondo dell’attivismo. Il governo italiano ha confermato di aver utilizzato il software Graphite nei limiti della legge, rimandando alla commissione per la sicurezza nazionale per ulteriori dettagli.
Le Indagini delle Procure Italiane
Mentre il Copasir continua le sue audizioni e Citizen Lab si prepara a pubblicare il suo report, le procure di Roma, Palermo, Napoli, Bologna e Venezia stanno conducendo indagini parallele sul caso Paragon. I magistrati stanno cercando di fare luce su tutti gli aspetti della vicenda, compresi i soggetti coinvolti, le motivazioni dello spionaggio e l’utilizzo del software Graphite. Non è escluso che i documenti prodotti da Citizen Lab possano finire sui tavoli dei magistrati, fornendo ulteriori elementi per le indagini.
Le Rassicurazioni dei Servizi di Intelligence
In precedenza, il Copasir ha già sentito i direttori di Aise, Aisi e Dis (le agenzie di intelligence italiane), Giovanni Caravelli, Bruno Valensise e Vittorio Rizzi, il direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Bruno Frattasi, e il procuratore generale presso la Corte di appello di Roma, Giuseppe Amato. I responsabili dei servizi hanno assicurato che l’utilizzo di Graphite è avvenuto entro i confini previsti dalla legge e che il suo utilizzo è stato sospeso in accordo con l’azienda produttrice.
Riflessioni sul Caso Paragon
Il caso Paragon solleva interrogativi inquietanti sull’equilibrio tra sicurezza nazionale e tutela della privacy. È fondamentale che le autorità competenti facciano piena luce sulla vicenda, garantendo che l’utilizzo di strumenti di sorveglianza avvenga nel rispetto delle leggi e dei diritti fondamentali dei cittadini. La trasparenza e la responsabilità sono essenziali per preservare la fiducia del pubblico nelle istituzioni e per evitare abusi che potrebbero minare le libertà civili.