
Aggressione premeditata a Barletta
Dieci giorni dopo il brutale pestaggio di un 48enne a Barletta, le autorità hanno eseguito due arresti che gettano luce su una vicenda complessa e dai risvolti drammatici. L’aggressore, reo di aver colpito la vittima con una mazza da baseball e di aver infierito con calci e pugni, è stato tratto in arresto con l’accusa di tentato omicidio premeditato. La vittima, a sua volta, è stata posta agli arresti domiciliari per omissione di soccorso.
La genesi della violenza: un investimento mancato
Secondo quanto ricostruito dalla Gazzetta del Mezzogiorno, l’aggressione del 3 marzo sarebbe stata una vendetta pianificata. L’aggressore, mosso da un desiderio di rivalsa, avrebbe agito in risposta a un precedente episodio in cui il 48enne, all’uscita da una discoteca, avrebbe investito la sorella e un’amica dell’aggressore, per poi darsi alla fuga senza prestare soccorso. Il quotidiano riporta che, dopo l’impatto, l’investitore avrebbe aperto brevemente lo sportello dell’auto per poi ripartire a tutta velocità, lasciando le due donne ferite.
L’agguato in pieno centro
Dodici ore dopo l’investimento, il 3 marzo, la vittima designata stava passeggiando lungo il centralissimo corso Vittorio Emanuele quando è stato brutalmente aggredito. Colpito alla testa con una mazza da baseball con una violenza tale da spezzare l’arma, l’uomo è stato ripetutamente colpito anche con calci e pugni. Le telecamere di videosorveglianza della zona hanno immortalato la scena, mostrando l’intervento di passanti e commercianti che hanno interrotto il pestaggio. Durante l’aggressione, l’aggressore avrebbe proferito minacce di morte nei confronti del 48enne, per poi sottrargli il telefono cellulare e fuggire contromano a bordo della propria auto, configurando anche il reato di rapina.
Riflessioni su giustizia e vendetta
La vicenda di Barletta solleva interrogativi profondi sul confine tra giustizia e vendetta. La reazione violenta dell’aggressore, pur comprensibile alla luce del mancato soccorso alle due donne investite, non può giustificare un atto di tale brutalità. Allo stesso tempo, l’omissione di soccorso da parte del 48enne rappresenta una grave violazione dei principi di solidarietà e responsabilità civile. La giustizia farà il suo corso, ma resta l’amaro in bocca per una vicenda che evidenzia la spirale di violenza e la difficoltà di gestire le proprie emozioni in situazioni di forte stress emotivo.