
Calo del prezzo medio dell’energia elettrica
Nella settimana compresa tra il 10 e il 16 marzo, il Gestore dei Mercati Energetici (GME) ha registrato un’ulteriore diminuzione del prezzo medio dell’energia elettrica (PUN Index GME). Il valore si è attestato a 117,38 euro a MWh, segnando un calo rispetto ai 123,11 euro a MWh registrati nei sette giorni precedenti. Questa flessione rappresenta un segnale positivo per i consumatori e per le imprese, che potrebbero beneficiare di costi energetici inferiori.
Volumi di scambio e liquidità del mercato
Durante il periodo in esame, i volumi di energia elettrica scambiati direttamente nella Borsa del GME hanno raggiunto i 4,5 milioni di MWh. La liquidità del mercato si è mantenuta elevata, attestandosi all’82,7%. Questo dato indica una buona efficienza del mercato e una facilità di scambio per gli operatori, contribuendo alla formazione di prezzi più competitivi.
Differenze regionali nei prezzi
Nonostante il calo generalizzato, si sono osservate differenze regionali nei prezzi medi dell’energia elettrica. Le zone di Sud, Sicilia e Calabria hanno registrato i prezzi più bassi, con una media di 109,45 euro a MWh. Al contrario, le aree di Nord e Centro Nord hanno presentato prezzi più elevati, con una media di 119,65 euro a MWh. Queste differenze possono essere attribuite a diversi fattori, tra cui la disponibilità di fonti di energia rinnovabile, la capacità delle infrastrutture di trasmissione e la domanda locale.
Implicazioni e prospettive future
La diminuzione del prezzo dell’energia elettrica rappresenta una boccata d’ossigeno per famiglie e imprese, in un contesto economico ancora incerto. Tuttavia, è importante monitorare l’evoluzione del mercato e le politiche energetiche a livello nazionale ed europeo, per valutare la sostenibilità di questa tendenza e le possibili implicazioni a lungo termine. Sarà fondamentale investire in fonti di energia rinnovabile e in infrastrutture efficienti per garantire un approvvigionamento energetico sicuro e a costi accessibili.