
Richiesta di proroga e indagini in corso
Il governo italiano ha chiesto una proroga alla Corte Penale Internazionale (CPI) per l’invio di informazioni riguardanti la mancata consegna del generale libico Almasri. La decisione è stata presa in attesa della conclusione del procedimento avviato dal Tribunale dei ministri nei confronti della premier Giorgia Meloni, del sottosegretario Alfredo Mantovano e dei ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, accusati di favoreggiamento e peculato.
La Camera preliminare della CPI aveva sollecitato l’Italia a fornire spiegazioni sul perché Almasri non fosse stato consegnato, perquisito e privato dei suoi dispositivi. La scadenza per l’invio della documentazione era fissata al 17 marzo.
La richiesta di proroga, secondo fonti governative, mira a evitare interferenze con l’indagine del Tribunale dei ministri, che ha acquisito documenti presso i ministeri della Giustizia e dell’Interno per ricostruire gli eventi dall’arresto di Almasri a Torino il 19 gennaio, fino alla sua scarcerazione e rimpatrio due giorni dopo con un aereo dei servizi.
Reazioni dell’opposizione
La mossa del governo ha suscitato immediate reazioni negative da parte dell’opposizione. Debora Serracchiani (Pd) ha definito la proroga “gravissima e inaccettabile”, accusando l’esecutivo di non essere trasparente e di rifiutarsi di collaborare con la giustizia internazionale. Angelo Bonelli (Avs) ha aggiunto che il governo starebbe cercando di “ostacolare il percorso della giustizia internazionale e prendere tempo per evitare di rispondere delle proprie responsabilità”.
La posizione dei ministri Nordio e Piantedosi
I ministri Nordio e Piantedosi, nelle loro comunicazioni al Parlamento, hanno difeso la correttezza delle azioni intraprese. In particolare, il guardasigilli Nordio aveva definito il mandato d’arresto della CPI “nullo” a causa di presunte “gravissime anomalie”, chiedendo una consultazione con L’Aja per evitare il ripetersi di situazioni simili. Roma contesta la mancata interlocuzione preventiva con il ministero della Giustizia, che avrebbe reso non eseguibile l’arresto di Almasri.
La CPI ha respinto le contestazioni e ha formalmente richiesto il deferimento dell’Italia all’Assemblea degli Stati e al Consiglio di sicurezza dell’ONU.
Implicazioni del caso Almasri
La vicenda Almasri solleva interrogativi complessi sull’equilibrio tra sovranità nazionale e cooperazione internazionale in materia di giustizia. La richiesta di proroga del governo italiano, pur motivata dalla necessità di evitare interferenze con un’indagine interna, rischia di alimentare le tensioni con la CPI e di compromettere la credibilità del Paese nel contesto internazionale. Sarà fondamentale seguire gli sviluppi dell’indagine del Tribunale dei ministri e la risposta della CPI alla richiesta di proroga per comprendere appieno le implicazioni di questo caso.