
Un classico della Resistenza rivisitato
In occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione, l’opera di Guglielmo Petroni, figura chiave della letteratura resistenziale, torna prepotentemente alla ribalta. La riedizione de ‘Il mondo è una prigione’ (La nave di Teseo, pp. 208 – 16,00 euro), romanzo del 1945 considerato un classico della Resistenza, si affianca alla pubblicazione, a settant’anni dall’ultima edizione, di ‘Le lettere da Santa Margherita’ (Succedeoggi Libri, pp. 130 – 16 euro), arricchita da una selezione di ‘Scritti morali’ che tracciano il percorso di consapevolezza politico-sociale dell’autore dai suoi vent’anni fino al ruolo di presidente onorario dell’ANPI.
Un’opera che parla al presente
Alessandro Portelli, nella prefazione alla nuova edizione de ‘Il mondo è una prigione’, sottolinea come il romanzo, pur ambientato nel contesto della Resistenza, possa essere letto come una riflessione sul dopoguerra e sul nostro presente. La rilettura del testo, secondo Portelli, svela un’opera ricca di possibilità e di spunti di riflessione, capace di interrogarci sulla nostra identità e sul nostro futuro.
Riconoscimenti internazionali e riscoperta artistica
L’interesse per l’opera di Petroni non si limita all’Italia. In Francia è prevista la traduzione de ‘Il mondo è una prigione’ per le Edition Conference, mentre a Lucca si è conclusa una mostra dedicata allo scrittore e ai suoi inizi come pittore e critico d’arte, intitolata ‘Guglielmo Petroni – Il segno e la parola’. La mostra, accompagnata da incontri di studio e da un concorso per le scuole superiori, ha contribuito a far luce sulla figura poliedrica di Petroni, artista e intellettuale impegnato.
La vita e l’impegno di un intellettuale
Nato a Lucca nel 1911, Guglielmo Petroni, proveniente da una famiglia modesta, fu costretto ad abbandonare gli studi in giovane età per lavorare. L’incontro con lo scultore Gaetano Scapecchi e la frequentazione del suo laboratorio lo avvicinarono all’arte, aprendogli la strada alla letteratura e alla cultura. Petroni conobbe importanti figure del panorama culturale italiano, come Arrigo Benedetti, Mario Tobino, Giuseppe Ardinghi, Eugenio Montale, Carlo Emilio Gadda, Arturo Loria, Alberto Moravia, Vasco Pratolini e Elio Vittorini. Nel 1930, dopo aver pubblicato alcune poesie e aver vinto il Premio Cabala, fu chiamato a Roma da Curzio Malaparte per collaborare alla rivista ‘Prospettive’.Durante la Resistenza, Petroni entrò a far parte del comitato di redazione de ‘La ruota’, insieme ad Alicata e Muscetta, ma fu catturato dai nazisti e imprigionato nel carcere delle SS di via Tasso a Roma, dove subì torture. Scampò alla condanna a morte grazie all’arrivo degli Alleati. L’esperienza della prigionia e il difficile ritorno a Lucca dopo la liberazione sono al centro de ‘Il mondo è una prigione’.
Un’eredità culturale da riscoprire
Nel dopoguerra, Petroni ricoprì il ruolo di caporedattore de ‘La fiera letteraria’, collaborò con Ignazio Silone all’Associazione per la Libertà della Cultura e lavorò in Rai, dove divenne capo redattore cultura del GR2. Tra le sue opere, oltre a quelle già citate, si ricordano ‘Poesie’ (1987), i romanzi ‘La casa si muove’ (1950), ‘Noi dobbiamo parlare’ (1955), ‘Il colore della terra’ (1964), ‘La morte del fiume’ (1974, Premio Strega) e ‘Il nome delle parole’ (1984, Premio selezione Campiello). La riedizione delle sue opere e la riscoperta della sua figura testimoniano l’importanza di Guglielmo Petroni nel panorama culturale italiano del Novecento.
Un invito alla riflessione
La rinnovata attenzione verso Guglielmo Petroni offre un’opportunità preziosa per riscoprire un autore che ha saputo interrogare il passato per illuminare il presente. Le sue opere, intrise di impegno civile e di una profonda umanità, ci invitano a riflettere sulle responsabilità individuali e collettive, sulla memoria e sul futuro della nostra società.