
Le nuove prove scientifiche e indiziarie
L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, torna a far parlare di sé con l’iscrizione nel registro degli indagati di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. La Procura di Pavia ha riaperto il caso alla luce di nuove prove scientifiche e indiziarie, che mettono in discussione la colpevolezza di Alberto Stasi, attualmente in carcere per scontare una pena di 16 anni.
Le nuove indagini si basano principalmente su due consulenze: una della difesa e una della Procura, dalle quali è emerso che le tracce di DNA ritrovate sotto le unghie di Chiara Poggi apparterrebbero ad Andrea Sempio. Questo elemento, di per sé, non è sufficiente a stabilire la sua colpevolezza, ma ha indotto gli inquirenti a valutare altri elementi considerati indiziari.
Le telefonate sospette e l’alibi del parcheggio
Tra gli elementi indiziari più rilevanti, spiccano tre telefonate effettuate da Sempio nei giorni precedenti l’omicidio: il 4, il 7 e l’8 agosto. Le chiamate, di breve durata (rispettivamente 10, 2 e 21 secondi), hanno destato sospetti, soprattutto le ultime due, in quanto Sempio era a conoscenza del fatto che Chiara si trovava da sola in casa, mentre il fratello Marco era in vacanza con i genitori in Trentino.
Un altro elemento che ha insospettito gli inquirenti è uno scontrino del parcheggio di Vigevano, presentato da Sempio come alibi per dimostrare la sua assenza da Garlasco la mattina del delitto. Tuttavia, gli accertamenti sulle celle telefoniche sembrerebbero smentire questa versione. L’ipotesi avanzata è che si tratti di un alibi precostituito, in quanto uno scontrino del parcheggio, una volta scaduto, viene solitamente gettato via, mentre in questo caso è stato conservato per oltre un anno.
Le indagini dei Carabinieri e le nuove prospettive
Le indagini, delegate ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, sono volte a sbrogliare una matassa fatta di accertamenti in parte eseguiti in modo raffazzonato o errato. Gli investigatori stanno valorizzando elementi che in passato non erano stati considerati idonei ad aprire una pista alternativa. L’obiettivo è quello di fare piena luce sulla vicenda e accertare la verità, senza escludere alcuna ipotesi.
Un caso ancora aperto a quindici anni dal delitto
La riapertura del caso dell’omicidio di Chiara Poggi, a quindici anni dal tragico evento, dimostra come la ricerca della verità non si fermi mai. Le nuove prove e gli indizi emersi potrebbero portare a una svolta significativa nelle indagini, ma è fondamentale procedere con cautela e rigore scientifico, nel rispetto dei diritti di tutte le persone coinvolte. La speranza è che, alla fine, si possa fare piena luce su questo drammatico episodio e rendere giustizia a Chiara e alla sua famiglia.