L’ascesa di Diabolik: dalla Curva Nord al traffico di droga
Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik, è stato un personaggio controverso nel panorama ultras laziale. La sua storia criminale, iniziata oltre 20 anni fa, ha lasciato un segno indelebile nella tifoseria biancoceleste.
La sua ascesa è avvenuta negli anni 2000, quando si è affermato come leader degli Irriducibili, il gruppo ultras più oltranzista della Curva Nord della Lazio. In questo contesto, Diabolik ha preso parte a numerose azioni violente, tra cui scontri allo stadio, minacce e intimidazioni.
Nel 2013, dopo un mese di ricerche, Piscitelli è stato arrestato in un appartamento alla periferia di Roma. L’accusa era di essere a capo di un gruppo criminale che gestiva un traffico di droga internazionale lungo l’asse Italia-Spagna. Nel suo covo, la Guardia di Finanza ha trovato un arsenale di armi, che avrebbe potuto essere utilizzato per gli scontri allo stadio.
Condanne e sequestri: la parabola di Diabolik
Nel 2015, Diabolik è stato condannato, insieme ad altri tre capi ultrà della Curva Nord, per il tentativo di scalata alla Lazio. L’inchiesta ha coinvolto anche l’ex leggenda biancoceleste, Giorgio Chinaglia.
Nel 2016, le Fiamme Gialle hanno sequestrato beni per due milioni di euro a Diabolik, tra cui la sua villa a Grottaferrata. Il sequestro, però, è stato revocato dalla Cassazione.
Il nome di Diabolik è legato a diverse azioni messe a segno dagli Irriducibili, gruppo ultrà vicino agli ambienti di estrema destra, che ha sempre contestato l’attuale presidente della Lazio, Claudio Lotito.
L’ombra dell’antisemitismo e dell’estrema destra
Gli Irriducibili sono stati protagonisti di azioni che hanno suscitato sdegno e condanna. Nel 2000, in occasione di Lazio-Bari, hanno esposto uno striscione in onore di Zeljko Raznatovic, criminale di guerra serbo accusato di genocidio e crimini contro l’umanità.
Nel 2021, gli Irriducibili hanno affisso adesivi antisemiti con la figura di Anna Frank con la maglia della Roma nella Curva Sud. L’anno successivo, è apparso un volantino firmato dal sedicente “direttivo Diabolik Pluto”, che vietava alle donne di stare nelle prime dieci file della Curva Nord, considerata un “luogo sacro” della tifoseria biancoceleste.
La morte di Diabolik: un’ombra sulla Curva Nord
Fabrizio Piscitelli è stato ucciso a 53 anni, il 7 agosto 2019, in un agguato a Roma. La sua morte ha lasciato un’ombra oscura sulla Curva Nord della Lazio.
La sua storia è un esempio di come la violenza e l’estremismo possano infiltrarsi nel mondo del tifo calcistico, con conseguenze gravi per la società e per la reputazione del calcio italiano.
Il lato oscuro del tifo calcistico
La storia di Diabolik è un monito sulla pericolosità dell’estremismo e della violenza nel mondo del calcio. La sua ascesa e la sua caduta dimostrano come l’ideologia di alcuni gruppi ultras possa degenerare in crimini gravi e atti di intolleranza. È fondamentale che le istituzioni e le società calcistiche adottino misure efficaci per contrastare il fenomeno dell’estremismo negli stadi e per promuovere una cultura di rispetto e di tolleranza.