
Berrettini e il rapporto conflittuale con se stesso
Matteo Berrettini, uno dei tennisti italiani più amati e seguiti, ha rilasciato dichiarazioni sorprendenti durante la sua partecipazione al podcast ‘Tintoria’, condotto da Stefano Rapone e Daniele Tinti. Il tennista romano ha confessato di essere il suo peggior nemico in campo, sottolineando la difficoltà di perdonarsi gli errori: “La persona che odio di più quando gioco sono io, devo imparare a perdonarmi di più”. Questa affermazione mette in luce la forte pressione che Berrettini si autoimpone e la sua costante ricerca della perfezione.
Gli ‘alibi’ nel tennis e l’importanza della squadra
Berrettini ha poi affrontato il tema degli alibi nel tennis, sport che definisce “lo sport delle scuse”. Tuttavia, ha precisato di aver imparato che nel tennis non ci sono scusanti, bisogna essere dei “robot”. Nonostante questa visione rigida, il tennista ha evidenziato l’importanza del lavoro di squadra, soprattutto in competizioni come la Coppa Davis, vinta dall’Italia nel 2023. Schernendo sul successo, ha definito la squadra “non male”, aggiungendo che in queste condizioni è “difficile lamentarsi”. Berrettini si considera un uomo squadra e afferma di trattare gli altri meglio di come tratta se stesso, un atteggiamento che, sebbene lo abbia portato a grandi risultati, lo spaventa un po’ all’idea di doverlo abbandonare.
L’incontro con il Presidente Mattarella
La puntata del podcast, pubblicata oggi, è stata registrata il 29 gennaio, giorno in cui Berrettini, insieme agli altri membri delle nazionali di Coppa Davis e Billie Jean King Cup, è stato ricevuto al Quirinale dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Berrettini ha descritto l’esperienza come “una mattinata diversa dalle mie solite, sicuramente emozionante”. Ha raccontato del rigore del Quirinale, dei corazzieri e della “sagra del selfie” con i tanti complimenti e autografi ricevuti. Il tennista ha poi rivelato di aver parlato con Mattarella in tutte e tre le occasioni in cui è stato al Quirinale, sottolineando come il Presidente segua molto il tennis e ricordi anche dettagli specifici delle partite, un fatto che ha particolarmente colpito e fatto piacere a tutta la squadra.
Approfondimento: la psicologia di un campione
Le parole di Berrettini offrono uno spaccato interessante sulla psicologia di un atleta di alto livello. La pressione, l’aspettativa di dover sempre eccellere e la difficoltà di accettare i propri errori sono sfide comuni a molti sportivi. La sua confessione sull’essere il proprio peggior nemico evidenzia come la battaglia più difficile spesso si combatta dentro di sé. Allo stesso tempo, la sua dedizione al lavoro di squadra e la sua capacità di mettere gli altri al primo posto dimostrano una maturità e una consapevolezza che vanno oltre il semplice talento sportivo.
Un campione a cuore aperto
L’intervista di Matteo Berrettini rivela un lato umano e vulnerabile del tennista, spesso nascosto dietro l’immagine del campione. La sua onestà nel parlare delle proprie difficoltà e fragilità lo rende ancora più vicino al pubblico, che può identificarsi nelle sue paure e insicurezze. Questo tipo di apertura è prezioso, perché contribuisce a sfatare il mito dell’atleta invincibile e a promuovere una visione più autentica e realistica dello sport.