
Arresto e revoca dei domiciliari
José Rubén Zamora, 68 anni, noto per aver fondato importanti testate giornalistiche come Siglo Veintiuno, El Periódico e Nuestro Diario, è stato riportato nel carcere maschile Mariscal Zavala. La decisione, presa dalla Corte d’appello, ha revocato le misure alternative di arresti domiciliari che gli erano state concesse il 18 ottobre dell’anno precedente dalla Corte suprema.
Le dichiarazioni di Zamora e le minacce subite
Dopo la sentenza, Zamora ha dichiarato che il giudice non aveva altra scelta, definendo la detenzione “arbitraria”. Il giudice Erick García, lo stesso che aveva concesso i domiciliari, ha rivelato di aver subito, insieme al suo staff, minacce e intimidazioni da parte di ignoti, come riportato dal quotidiano Prensa Libre.
La reazione del presidente Arévalo
Il presidente del Guatemala, Bernardo Arévalo, ha espresso il suo disappunto durante una conferenza stampa, criticando apertamente la procura per il processo contro Zamora. Arévalo ha definito il caso “falso e montato”, denunciando le strategie di criminalizzazione messe in atto dalla procura.
Preoccupazioni e denunce precedenti
Già dal 6 marzo, i figli di José Rubén Zamora avevano espresso sui social network la preoccupazione che il padre potesse essere riportato in carcere, anticipando di fatto la decisione della Corte d’appello.
Contesto e implicazioni del caso Zamora
Il caso di José Rubén Zamora si inserisce in un contesto di crescente tensione tra il governo guatemalteco e la magistratura. Le accuse di criminalizzazione mosse dal presidente Arévalo sollevano interrogativi sulla libertà di stampa e sull’indipendenza del sistema giudiziario nel paese. La vicenda ha attirato l’attenzione di organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani e della libertà di stampa, che hanno espresso preoccupazione per la situazione in Guatemala.
Riflessioni sulla libertà di stampa in Guatemala
La vicenda di José Rubén Zamora è un campanello d’allarme sulla situazione della libertà di stampa in Guatemala. Le accuse di criminalizzazione sollevate dal presidente Arévalo evidenziano una potenziale erosione delle garanzie democratiche e dell’indipendenza dei media. È fondamentale che la comunità internazionale vigili attentamente su questo caso e si adoperi per garantire che i giornalisti possano svolgere il loro lavoro senza timore di ritorsioni.