
Un anniversario all’insegna della memoria e della giustizia
A cinque anni di distanza dalla rivolta che sconvolse il carcere di Modena, causando la morte di otto detenuti, la città si prepara a commemorare l’anniversario con due giorni di eventi significativi. L’iniziativa, che si inserisce nel contesto della Giornata internazionale della donna, culminerà domani con un presidio e la deposizione di rose nel piazzale antistante la struttura penitenziaria. L’obiettivo è duplice: onorare la memoria delle vittime e mantenere alta l’attenzione su una vicenda che ancora oggi solleva interrogativi e richiede risposte.
Il programma delle commemorazioni
Il programma prevede una serie di appuntamenti volti a stimolare la riflessione e il dibattito. Oggi, la “strage di Modena” troverà spazio all’interno delle iniziative dedicate alla Giornata internazionale della donna, sottolineando la necessità di una giustizia che tenga conto delle vulnerabilità e delle disuguaglianze. Domani, il clou delle commemorazioni: alle 10.30, un presidio con deposizione di rose nel piazzale del carcere, un gesto simbolico per ricordare le vite spezzate. Nel pomeriggio, alle 16, lo spazio sociale anarchico Libera ospiterà la proiezione del documentario ‘Noi non archiviamo’, un’opera che ripercorre le vicende e le ombre di quella tragica rivolta. A seguire, un dialogo tra Fausto Gianelli e Sara Manzoli, per approfondire le questioni ancora aperte e le battaglie legali in corso. La giornata si concluderà alle 18 con ‘Giustizia & Cultura (lavorare ad arte)’, un evento curato dall’attore Alessandro Bergonzoni e dall’avvocato Luca Sebastiani, legale che ha seguito il caso per la famiglia di uno dei detenuti deceduti.
La testimonianza dell’avvocato Sebastiani: “Non dimenticare quei ragazzi”
L’avvocato Luca Sebastiani, che ha seguito da vicino la vicenda, ha espresso il suo profondo dolore e la sua determinazione a non dimenticare. “Sono passati cinque anni da quel giorno”, ricorda Sebastiani, “morirono in tutto 13 ragazzi, otto solo a Modena, in quella che ad oggi ricorderemo come la più grande tragedia all’interno di un carcere che la storia dell’Italia repubblicana abbia mai visto”. Sebastiani sottolinea l’importanza di ricordare quei giovani che hanno perso la vita mentre erano sotto la custodia dello Stato, citando in particolare la storia di Hafedh, un ragazzo brillante con tanta voglia di vivere. “La sua storia è stata già raccontata da Luigi Manconi, Daria Bignardi e proprio ieri è uscito il libro di Alessandro Trocino ‘Morire di pena’, che ne continuerà a parlare”, aggiunge l’avvocato, ringraziando giornalisti e attivisti che continuano a tenere viva la memoria di questa vicenda.
Le ombre sull’inchiesta e il ricorso alla Corte europea
Nonostante siano trascorsi cinque anni, l’inchiesta sulla “strage di Modena” è stata archiviata, una decisione che ha suscitato polemiche e interrogativi. Tuttavia, sulla decisione pende un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, un’ulteriore battaglia legale per fare luce su quanto accaduto e ottenere giustizia per le vittime e le loro famiglie. La vicenda del carcere di Modena continua a rappresentare una ferita aperta nel sistema penitenziario italiano, un monito costante sulla necessità di garantire i diritti e la dignità dei detenuti.
Un anniversario per riflettere sul sistema penitenziario
A cinque anni dalla tragica rivolta nel carcere di Modena, è fondamentale non solo commemorare le vittime, ma anche riflettere criticamente sulle condizioni del sistema penitenziario italiano. La memoria di quei giorni deve spingerci a lavorare per garantire il rispetto dei diritti umani all’interno delle carceri, promuovendo un sistema più giusto e riabilitativo. Solo così potremo evitare che simili tragedie si ripetano.