
Un atto politico: la nascita di PublisHERstory
Fondata da Silvia Palandri circa un anno fa, PublisHERstory è più di una semplice casa editrice: è un atto politico. L’obiettivo è ambizioso: riequilibrare la narrazione storica, dando spazio alle donne e alle loro storie, troppo spesso marginalizzate o dimenticate. La casa editrice si concentra su produzioni di saggistica e narrativa che esplorano l’esperienza femminile in tutte le sue sfaccettature, dalle ricerche accademiche agli studi indipendenti, fino alla pubblicazione di atti di convegni e seminari.
“La nostra casa editrice è nata come un atto politico. Siamo di nicchia, offriamo uno sguardo diverso, ma speriamo di essere un piccolo motore di cambiamento: il contributo femminile dato nei secoli interessa tutti, non solo le donne”, ha dichiarato Silvia Palandri all’ANSA. In un’epoca in cui la sensibilizzazione su alcune figure femminili è aumentata, PublisHERstory vuole andare oltre, valorizzando contributi e voci poco conosciute e sottolineando l’ampiezza e la profondità della storia delle donne, che non si limita alle sole scrittrici, ma include artiste, scienziate e figure di spicco in ogni campo.
Sfida al mercato editoriale e pregiudizi di genere
Con una squadra prevalentemente femminile, Silvia Palandri ha lanciato la sua sfida al mercato editoriale, dominato dai grandi gruppi. La strada non è facile, perché, come sottolinea Palandri, “nel mondo dell’editoria c’è ancora diffidenza verso le donne”. Ma la sfida più grande, forse, è quella di superare i pregiudizi interiorizzati, che spesso portano le stesse donne a non riconoscere il proprio valore.
Palandri auspica un ritorno allo spirito di sorellanza degli anni ’70, quando il femminismo creò una rete di supporto e condivisione tra le donne. “Anche oggi fare rete tra di noi contro il patriarcato sarebbe auspicabile”, afferma, sottolineando l’importanza di specchiarsi nelle esperienze altrui, decostruirsi e ricostruirsi insieme.
Inclusività e apertura: la filosofia di PublisHERstory
PublisHERstory non si limita a pubblicare opere scritte da donne. L’inclusività è un valore fondamentale, che si traduce anche nella pubblicazione di libri ad alta leggibilità, con font pensati per facilitare la lettura a chi ha problemi di vista. La casa editrice è aperta anche alle opere scritte da uomini, purché affrontino la storia delle donne con competenza e in un’ottica di genere.
“L’idea è di dare sì visibilità al lavoro femminile, ma la storia delle donne è una branca della storiografia. Quindi se un uomo scrive con competenza in un’ottica di genere noi lo pubblichiamo”, spiega Palandri, sottolineando l’importanza di un approccio rigoroso e scientifico alla materia.
Collane dedicate a figure emblematiche
Il catalogo di PublisHERstory è ricco e variegato, con collane dedicate a donne emblematiche che hanno lasciato un segno nella storia. Tra queste, la collana sul Romanzo storico intitolata a Diodata Saluzzo Roero, quella sul Giornalismo dedicata a Elisabetta Caminer, la collana Lettere, Diari, Processi a M.me Marie de Sévigné e quella Drammaturgia a Isabella Andreini.
Tra i libri già pubblicati, spiccano il romanzo storico “Pia de’ Tolomei” di Carolina Invernizio, il reportage “Dieci giorni in manicomio” di Nellie Bly e l’autobiografia “La Storia della mia vita” di Helen Adams Keller. Per i prossimi mesi sono previste la pubblicazione della prima traduzione italiana di una scrittrice spagnola femminista, la ristampa di scritti di un’autrice italiana dei primi del ‘900 e una guida per la carriera delle donne. Palandri non esclude, per il futuro, la creazione di un concorso letterario internazionale dedicato alla storia delle donne.
Un contributo necessario per una cultura più equa
PublisHERstory rappresenta un’iniziativa lodevole e necessaria per colmare un vuoto storico e culturale. Dare voce alle donne, valorizzare il loro contributo in ogni campo e promuovere una cultura più inclusiva ed equa è un obiettivo fondamentale per una società più giusta e consapevole. La passione e l’impegno di Silvia Palandri e del suo team sono un esempio di come l’editoria possa essere uno strumento di cambiamento e di emancipazione.