
Indagini a tutto campo sull’attentato alla Seajewel
La Guardia Costiera è al lavoro per analizzare la scatola nera della Seajewel, la petroliera che ha subito un attentato davanti al porto di Savona la notte di San Valentino. L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Genova, mira a far luce su tutti gli aspetti dell’attacco, a partire dalla verifica se il tracker della nave sia stato disattivato durante il viaggio dal porto petrolifero di Arzew in Algeria all’Italia.
Il procuratore Nicola Piacente e la pm Monica Abbatecola, titolari dell’inchiesta per naufragio con finalità di terrorismo, hanno delegato Digos e Guardia Costiera a indagare a 360 gradi per identificare non solo gli autori materiali dell’attentato, ma anche il movente che li ha spinti ad agire.
Sospetti sulla “flotta fantasma” russa
Un elemento chiave delle indagini riguarda la possibile connessione della Seajewel con la cosiddetta “flotta fantasma” russa. Per questo motivo, sono state disposte analisi chimiche sul petrolio trasportato dalla nave e sulla sua rotta, al fine di individuare eventuali anomalie che possano avvalorare tale ipotesi. La trasmissione Report, in collaborazione con Greenpeace, ha dedicato un’inchiesta a questo tema, sollevando dubbi su alcune manovre e trasferimenti sospetti.
In particolare, è stato citato il caso della petroliera Sealeo, anch’essa di proprietà dell’armatore Thenamaris (come la Seajewel e la Seacharm, quest’ultima già vittima di un attentato a gennaio), che ad agosto, prima di arrivare al porto di Augusta, avrebbe spento il tracker per 84 ore. La nave proveniva dal porto russo di Novorossiysk, sul Mar Nero, alimentando i sospetti su un possibile coinvolgimento in attività illecite.
Danni allo scafo e rischio ambientale
Mentre si attendono i risultati delle verifiche sullo scafo della Seajewel, attualmente al largo delle coste greche, dai primi esami delle immagini subacquee emerge che l’esplosione ha danneggiato lo scafo più interno della petroliera, ovvero la camera di sicurezza che conteneva il greggio. Secondo fonti investigative, questo indicherebbe che l’attentato non aveva un semplice scopo dimostrativo, ma avrebbe potuto causare un grave danno ambientale se il secondo ordigno fosse esploso insieme al primo, anziché staccarsi e deflagrare sul fondale.
Un atto inquietante che solleva interrogativi sulla sicurezza marittima
L’attentato alla Seajewel è un evento inquietante che solleva interrogativi sulla sicurezza marittima e sulla vulnerabilità delle infrastrutture energetiche. Le indagini in corso dovranno fare piena luce sull’accaduto, individuando responsabili e moventi, e valutando attentamente il ruolo della “flotta fantasma” russa in questo scenario. È fondamentale rafforzare i controlli e la cooperazione internazionale per prevenire simili episodi e proteggere l’ambiente marino da potenziali disastri.