
Stallo al Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla Bosnia-Erzegovina
Le consultazioni informali del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione politica in Bosnia-Erzegovina, tenutesi a New York su richiesta della Russia, si sono concluse senza una posizione ufficiale condivisa. La discussione a porte chiuse ha affrontato temi cruciali come la crisi politica e istituzionale in corso, il processo e la condanna del presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, le leggi contestate emanate dall’Assemblea nazionale della Republika Srpska, e il ruolo e la legittimità dell’Ufficio dell’Alto Rappresentante (OHR) internazionale in Bosnia-Erzegovina.
Divergenze tra le potenze internazionali
Secondo fonti giornalistiche a Sarajevo, durante le consultazioni sono emerse significative divergenze tra i rappresentanti di diverse nazioni. In particolare, Gran Bretagna, Grecia, Danimarca e Francia hanno espresso posizioni contrarie a quelle della Russia, sottolineando l’importanza di rispettare l’accordo di pace di Dayton, che ha posto fine alla guerra in Bosnia nel 1995, e di preservare l’integrità territoriale e la sovranità della Bosnia ed Erzegovina. Questi paesi hanno inoltre ribadito il loro sostegno alle decisioni dell’Alto Rappresentante, figura chiave nel monitoraggio e nell’attuazione degli accordi di pace.Parallelamente, è stata sottolineata la necessità di astenersi da retoriche divisive e da azioni che potrebbero destabilizzare ulteriormente la regione. La Russia, da parte sua, ha continuato a criticare apertamente l’Alto Rappresentante Christian Schmidt, contestandone la legittimità e mettendo in discussione il suo ruolo nel paese.
Aumento della presenza di Eufor e tensioni interne
Nelle ultime ore, è stata segnalata una maggiore presenza di militari della Forza europea Eufor nella zona di Pale, nei pressi di Sarajevo. Eufor ha minimizzato la situazione, affermando che si tratta di normali attività di pattugliamento e che non vi è alcun motivo di allarme per la popolazione. Tuttavia, questa intensificazione della presenza militare si inserisce in un contesto di crescenti tensioni politiche e interetniche in Bosnia-Erzegovina, acuite dalla recente condanna a un anno di carcere del leader serbo-bosniaco Milorad Dodik per disobbedienza alle delibere dell’Alto rappresentante.In risposta alla condanna, Dodik ha promulgato nuove leggi che vietano l’attività di organi centrali giudiziari e di polizia sul territorio della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba di cui è presidente. Queste azioni hanno ulteriormente esacerbato le tensioni e sollevato preoccupazioni sulla stabilità del paese.
Un equilibrio fragile per il futuro della Bosnia-Erzegovina
La situazione in Bosnia-Erzegovina rimane estremamente delicata. Le divisioni interne, alimentate da retoriche nazionaliste e dalla persistente diffidenza tra le diverse etnie, rischiano di compromettere i progressi compiuti negli anni successivi alla guerra. Il ruolo della comunità internazionale, e in particolare dell’Alto Rappresentante, è fondamentale per garantire il rispetto degli accordi di pace e per promuovere un dialogo costruttivo tra le parti. Tuttavia, la mancanza di un consenso internazionale, come evidenziato dalle divergenze emerse al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, rende ancora più difficile la gestione della crisi e la ricerca di una soluzione duratura.