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La protesta infiamma il Palazzo di Giustizia di Torino
Un’ondata di sdegno e preoccupazione ha scosso il Palazzo di Giustizia di Torino, dove centinaia di magistrati si sono riuniti in assemblea pubblica per manifestare il loro dissenso contro la riforma della giustizia. L’iniziativa, promossa in occasione dello sciopero dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), ha visto la partecipazione di giudici e pubblici ministeri, uniti nel difendere l’indipendenza e l’autonomia della magistratura.
L’intervento del presidente della Corte d’Appello di Torino, Edoardo Barelli Innocenti, ha acceso gli animi e raccolto una standing ovation. “Bisogna avere la schiena dritta”, ha tuonato Barelli Innocenti, “Non ci piegheremo alle bugie. La nostra non è una battaglia di retroguardia: i cambiamenti non producono sempre effetti positivi, e a volte essere conservativi significa essere progressisti. Con il pensiero rivolto al futuro e alle generazioni che verranno dopo la nostra”.
Il magistrato, che ha indossato una coccarda tricolore in segno di patriottismo e attaccamento alla Costituzione, ha ribadito il suo diritto di esprimere il proprio pensiero, pur nel rispetto della legge. “Se il pm non solo è separato dal giudice ma viene posto sotto il potere esecutivo, sarà meno libero lui e sarà meno libero il giudice”, ha ammonito Barelli Innocenti. “Dobbiamo dire ‘no’ anche se saremo sconfitti: il nostro ‘no’ deve rimanere negli atti della storia”.
Un fronte compatto contro la separazione delle carriere
Nel corso dell’assemblea, è stato più volte ribadito che tra giudici e pm non esistono forme sotterranee di complicità da combattere con la separazione delle carriere, uno dei punti più controversi della riforma. Il giudice Andrea Natale ha ironizzato sulla questione, affermando di aver assolto parecchi imputati del pm Mario Bendoni, presidente dell’ANM del Piemonte, per sottolineare l’assenza di condizionamenti reciproci.
Anche il procuratore aggiunto a Torino, Marco Gianoglio, ha espresso il suo scetticismo sulla riforma: “Sono stato giudice per tanti anni e adesso è da tanti anni che faccio il pubblico ministero. Tutte le volte che ho affrontato un caso, quale che fosse la mia funzione, mi sono sempre posto un unico problema: dove è la verità? Non credo che separare le carriere cambierebbe qualcosa”.
L’attacco alla magistratura e la difesa della Costituzione
Il procuratore generale del Piemonte, Lucia Musti, ha aderito allo sciopero, denunciando “l’attacco gravissimo rivolto ai magistrati non dalla mafia o dal terrorismo, ma da una legge dello Stato”. Musti ha sottolineato come le posizioni di giudici e pubblici ministeri siano “unite e combacianti” nella difesa dei principi costituzionali.
Al termine dell’assemblea, i partecipanti si sono sistemati all’ingresso del Palazzo di giustizia, dove sono stati letti pubblicamente alcuni articoli della Costituzione, a riprova del loro impegno a difendere i valori fondanti della Repubblica.
Un grido d’allarme per la giustizia italiana
La protesta dei magistrati torinesi rappresenta un grido d’allarme per la giustizia italiana. Al di là delle specifiche contestazioni sulla riforma, emerge la preoccupazione per un clima di crescente sfiducia nei confronti della magistratura e per il rischio di un’erosione dell’indipendenza dei giudici. È fondamentale che il dibattito sulla giustizia si svolga in un clima di serenità e rispetto reciproco, al fine di garantire un sistema giudiziario efficiente, imparziale e garante dei diritti di tutti i cittadini.