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Commemorazione e riflessioni a Cutro
A due anni dalla tragedia di Cutro, dove persero la vita 94 migranti, la spiaggia di Steccato è stata teatro di una veglia di preghiera intensa e commovente. Monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Ionio e vicepresidente della Cei, ha partecipato all’evento, offrendo parole di profonda riflessione sulla questione dell’immigrazione e sul futuro della società.
L’appello di Monsignor Savino: democrazia e civiltà in gioco
Monsignor Savino ha espresso con forza il suo pensiero: “Sulla questione dell’immigrazione ci stiamo giocando la democrazia, la civiltà”. Ha sottolineato come l’approccio securitario al fenomeno migratorio, che vede nell’immigrato un problema anziché una risorsa, sia un errore grave. Ha aggiunto che la storia insegna che ogni popolo nasce dall’incontro di culture diverse, ma ha espresso la preoccupazione che questa lezione non venga appresa. “Stiamo riportando le lancette della storia ai tempi più bui”, ha affermato, criticando le politiche di deportazione e le immagini di persone in catene.
La responsabilità della memoria e l’invito all’integrazione
Il vicepresidente della Cei ha sottolineato che “ogni dimenticanza diventa complicità” e ha invitato tutti a “diventare soggetti capaci di capovolgere quello che sta accadendo”. Ha indicato l’integrazione come la vera sfida, esortando a considerare gli immigrati come “fratelli, amici, compagni con i quali costruire una società alta ed altra, una società dei diritti non dell’indifferenza”.
Richiesta di perdono e verità sulle stragi
Monsignor Savino si è rivolto ai superstiti e ai familiari delle vittime del naufragio, chiedendo loro “perdono”, un gesto simbolico che richiama l’atto di inginocchiarsi davanti alle bare nei giorni successivi alla tragedia. Ha inoltre ribadito la necessità di fare “verità su tutte le stragi di Stato, da Lampedusa a Cutro”, sottolineando l’importanza di una piena trasparenza e responsabilità.
Un appello alla coscienza collettiva
Le parole di Monsignor Savino risuonano come un forte richiamo alla coscienza collettiva. In un momento storico segnato da divisioni e paure, il suo invito a considerare l’immigrazione come una sfida per la democrazia e la civiltà ci spinge a riflettere sul tipo di società che vogliamo costruire. L’integrazione, come sottolineato dal vescovo, è la chiave per un futuro di convivenza pacifica e prosperità, un futuro in cui i diritti di tutti siano rispettati e la dignità umana sia al centro di ogni decisione politica e sociale.