
Un manoscritto perduto ritrovato
Dopo secoli di oblio, il Codice Santini, un prezioso manoscritto risalente ai primi decenni del Cinquecento, ha fatto ritorno a Palazzo Ducale di Urbino, sede della Galleria Nazionale delle Marche. L’acquisizione, avvenuta il 19 febbraio, segna un momento significativo per la valorizzazione del patrimonio culturale marchigiano e per la ricostruzione della storia scientifica e ingegneristica del Rinascimento urbinate.
Il codice, realizzato su pergamena, raccoglie una serie di disegni e descrizioni di macchine ingegneristiche e belliche, testimoniando il fervore intellettuale e l’interesse per le discipline matematiche e scientifiche che animavano la corte di Urbino sotto le dinastie dei Montefeltro e dei Della Rovere. La sua presenza sul mercato antiquario aveva destato l’interesse di numerosi studiosi e collezionisti, ma è stata la Galleria Nazionale delle Marche a riportare il manoscritto nel luogo a cui appartiene per storia e significato.
Un’opera anonima, un’eredità illustre
L’autore del Codice Santini rimane ancora avvolto nel mistero. Tra le ipotesi più accreditate, si fanno i nomi di Francesco di Giorgio Martini, architetto e ingegnere di spicco del Rinascimento, e di Giovan Battista Comandino, matematico e umanista attivo alla corte di Urbino. Indipendentemente dalla sua identità, l’autore del codice dimostra una profonda conoscenza delle tecniche ingegneristiche e una notevole abilità nel disegno, rendendo l’opera un documento di grande valore storico e artistico.
Il legame del Codice Santini con Palazzo Ducale è inequivocabile. Il riferimento alle formelle del Fregio dell’Arte della Guerra, recentemente riallestite nelle Soprallogge del palazzo, e la sua presenza documentata negli antichi inventari della biblioteca ducale, oggi conservata in gran parte alla Biblioteca Vaticana, ne attestano l’appartenenza alla collezione dei Montefeltro e dei Della Rovere. La sua scomparsa dagli inventari del 1632 suggerisce che il manoscritto sia rimasto in città, custodito da nobili famiglie locali, fino a giungere agli ultimi proprietari.
Una politica di acquisizioni mirate
L’acquisizione del Codice Santini si inserisce in una precisa strategia della Galleria Nazionale delle Marche, volta ad arricchire le proprie collezioni con opere significative per la storia e l’arte del territorio. L’ampliamento degli spazi espositivi al secondo piano del Palazzo Ducale, avvenuto nel 2022, ha permesso di accogliere nuove acquisizioni e di valorizzare al meglio il patrimonio esistente.
Tra le operazioni più recenti, si segnalano il recupero dal mercato antiquario, nel 2023, di una porzione dello studiolo in ebano e avorio di Francesco Maria II Della Rovere, che va ad integrare i due pezzi già in possesso della Galleria, e l’assegnazione da parte del MiC, nel 2024, di un raffinato dipinto del Sassoferrato raffigurante Sant’Antonio da Padova. Queste acquisizioni testimoniano l’impegno della Galleria nel preservare e valorizzare la ricchezza culturale delle Marche, offrendo al pubblico un’esperienza museale sempre più completa e coinvolgente.
Un tesoro ritrovato, una storia da riscoprire
Il ritorno del Codice Santini a Palazzo Ducale rappresenta un’occasione unica per riscoprire un capitolo importante della storia di Urbino e del Rinascimento italiano. Il manoscritto, con i suoi disegni di macchine ingegneristiche e belliche, ci offre uno sguardo privilegiato sulla mentalità scientifica e tecnologica dell’epoca, rivelando l’ingegno e la creatività degli uomini che hanno contribuito a plasmare il nostro mondo. La Galleria Nazionale delle Marche, con questa acquisizione, si conferma un luogo di eccellenza per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale, un punto di riferimento per studiosi, appassionati e per tutti coloro che desiderano conoscere e apprezzare la bellezza e la ricchezza della nostra storia.