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Annullamento della sentenza e nuovo processo
Il caso dell’ex allenatore del San Luigi Calcio, accusato di violenza sessuale aggravata su tredici minorenni della squadra, ha subito una svolta significativa. Dopo l’arresto nel gennaio 2021 e la successiva condanna a dieci anni, la Corte d’appello ha annullato la sentenza nel maggio 2024 a causa di un vizio procedurale. La condanna era stata emessa per un’imputazione diversa da quella originaria, ovvero “atti sessuali con minorenne” anziché “violenza sessuale”, contestata dall’accusa. Questo ha portato alla riapertura del processo.
L’udienza preliminare e l’assenza dell’imputato
Ieri si è tenuta l’udienza preliminare davanti al Gup Flavia Mangiante. L’imputato, nel frattempo tornato libero dopo l’annullamento della condanna e la revoca degli arresti domiciliari, non era presente in aula. L’accusa nei suoi confronti rimane grave: violenza sessuale aggravata dalla minore età delle vittime e dall’abuso del rapporto di prestazione d’opera.
Costituzione di parte civile e contestazioni della difesa
Un elemento chiave dell’udienza è stata la costituzione di parte civile dei tredici ragazzini, insieme alle loro famiglie, determinati a ottenere giustizia per i presunti abusi subiti. La difesa dell’allenatore ha contestato l’aggravante dell’abuso del rapporto di prestazione d’opera, una mossa che, se accolta dal Gup, impedirebbe al San Luigi Calcio di costituirsi parte civile nel processo.
Prossimi passi e implicazioni
La prossima udienza è stata fissata per il 16 maggio, data in cui si attendono ulteriori sviluppi su questo delicato caso. L’esito del processo avrà un impatto significativo sulle vittime, sulla comunità sportiva e sulla giustizia stessa, chiamando a fare luce su una vicenda che ha sollevato interrogativi importanti sulla tutela dei minori nel mondo dello sport.
Riflessioni sulla vicenda
La riapertura del processo all’ex allenatore del San Luigi Calcio è un momento cruciale per le presunte vittime e per la ricerca della verità. Al di là degli aspetti giuridici, questa vicenda solleva interrogativi profondi sulla responsabilità degli adulti nei confronti dei minori e sull’importanza di garantire ambienti sicuri e protetti, soprattutto nel contesto sportivo. La costituzione di parte civile dei ragazzi e delle loro famiglie testimonia la loro determinazione a ottenere giustizia e a far sì che simili episodi non si ripetano.