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Chiusura delle indagini: l’inchiesta della Dda di Catanzaro
La Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Catanzaro ha ufficialmente chiuso le indagini su un’inchiesta complessa e delicata che vede coinvolte 11 persone e tre società, accusate di presunti illeciti legati al ciclo di trasformazione dei rifiuti non pericolosi. Al centro dell’attenzione vi è un impianto di recupero situato nella provincia di Vibo Valentia, insieme ad altre strutture coinvolte nel processo di gestione dei rifiuti. L’indagine, che ha richiesto mesi di lavoro e approfondimenti, si concentra su presunte violazioni delle normative ambientali e possibili reati connessi alla gestione dei rifiuti.
I nomi eccellenti tra gli indagati: Eugenio e Ortensia Guarascio
Tra gli indagati spiccano i nomi di Eugenio Guarascio, noto imprenditore, consigliere comunale a Lamezia Terme e presidente del Cosenza Calcio, e di sua sorella Ortensia Guarascio, che ricopre il ruolo di direttrice amministrativa della società “Ecologia Oggi”. La loro posizione all’interno delle aziende coinvolte e il loro ruolo nella gestione dei rifiuti sono al vaglio degli inquirenti, che cercano di accertare eventuali responsabilità dirette o indirette nelle presunte attività illecite. La presenza di figure di spicco come i Guarascio conferisce all’inchiesta un’eco mediatica significativa e solleva interrogativi sulla trasparenza e la legalità nel settore della gestione dei rifiuti in Calabria.
Funzionari pubblici coinvolti: il ruolo di Comito, Giuliano e Ocello
Oltre agli imprenditori, l’inchiesta coinvolge anche figure istituzionali, tra cui Gianfranco Comito, funzionario del dipartimento Ambiente della Regione Calabria, e Franco Dario Giuliano e Nicola Anselmo Ocello, entrambi dipendenti dell’Arpacal di Vibo Valentia. Il loro coinvolgimento solleva interrogativi sul rispetto delle procedure di controllo e autorizzazione nel settore dei rifiuti, e sulla possibile esistenza di favoritismi o omissioni che avrebbero agevolato le presunte attività illecite. La posizione di questi funzionari pubblici è particolarmente delicata, in quanto essi erano preposti al controllo e alla vigilanza sull’attività degli impianti di gestione dei rifiuti.
Le società sotto inchiesta: Ecocall, Ecologia Oggi e 4el Group
Le società coinvolte nell’inchiesta sono la Ecocall Spa, con sede legale a Vazzano (Vibo Valentia) e legalmente rappresentata da Ortenzia Ortensia; Ecologia Oggi Spa, con sede a Lamezia Terme e legalmente rappresentata da Alessio Guarascio; e la 4el Group Srl, con sede a Lamezia Terme e legalmente rappresentata da Eugenio Guarascio. Queste società operano nel settore della gestione dei rifiuti e sono accusate di aver violato le normative ambientali, producendo un ammendante compostato misto non conforme e potenzialmente dannoso per l’ambiente e la salute pubblica. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire il ruolo di ciascuna società nella presunta attività illecita e di accertare le responsabilità dei rispettivi amministratori.
Le indagini: intercettazioni, campionamenti e controlli
L’attività investigativa, condotta tra il marzo e il novembre del 2021, si è avvalsa di intercettazioni telefoniche e ambientali, campionamenti di rifiuti e controlli presso gli impianti coinvolti. Questi accertamenti hanno portato al deferimento delle 11 persone e alla segnalazione delle tre società per responsabilità penali ed amministrative. Le indagini hanno permesso di raccogliere elementi probatori che, secondo gli inquirenti, dimostrano la violazione delle normative ambientali e la produzione di un ammendante compostato misto non conforme, contenente plastiche, vetri, metalli e sostanze pericolose come il cromo esavalente.
Il modus operandi: la produzione di ammendante non conforme
Secondo le indagini, l’azienda sita nell’entroterra vibonese, operante nel settore del recupero dei rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata, avrebbe dovuto produrre ammendante compostato misto, un fertilizzante utilizzato in agricoltura. Tuttavia, l’azienda non avrebbe rispettato la procedura prevista all’interno dell’autorizzazione integrata ambientale, producendo un prodotto che non aveva perso la qualifica di rifiuto e che conteneva materiali estranei e sostanze pericolose. Questo ammendante non conforme sarebbe stato poi sparso sui terreni agricoli, causando un potenziale inquinamento del suolo e delle acque.
Impatto ambientale e responsabilità
L’inchiesta della Dda di Catanzaro mette in luce una problematica cruciale: la gestione dei rifiuti e il rispetto delle normative ambientali. Le accuse mosse agli indagati sono gravi e, se confermate, avrebbero un impatto significativo sull’ambiente e sulla salute pubblica. È fondamentale che la giustizia faccia il suo corso e che vengano accertate le responsabilità di ciascuno, al fine di garantire la tutela del territorio e la prevenzione di future violazioni.