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La Sentenza: Ergastolo per Tutti
La Corte d’assise d’appello di Brescia ha emesso la sua sentenza, confermando l’ergastolo per Paola e Silvia Zani e Mirto Milani, ritenuti colpevoli dell’omicidio di Laura Ziliani, ex vigilessa di Temù e madre delle due imputate. Le motivazioni della sentenza, contenute in 72 pagine, non lasciano spazio a dubbi sulla colpevolezza del trio criminale.
Nessun Sbilanciamento di Ruoli
Uno dei punti chiave sottolineati dalla Corte è l’assenza di sbilanciamenti di ruolo tra gli imputati. I giudici hanno respinto la richiesta della difesa di modulare diversamente il giudizio di responsabilità, affermando che non vi è stata alcuna disparità di influenza tra Paola e Silvia Zani e Mirto Milani. Tutti e tre sono stati considerati ugualmente responsabili nella pianificazione e nell’esecuzione dell’omicidio.
Premeditazione Accertata
La Corte non ha avuto dubbi sulla premeditazione dell’omicidio. Secondo i giudici, gli imputati hanno elaborato un piano dettagliato per uccidere Laura Ziliani, preparando le modalità attuative, scegliendo il luogo del delitto e studiando l’occasione per commetterlo. Si sono inoltre preparati per nascondere il cadavere, procurandosi vestiti, strumentazione apposita e predisponendo un’auto per il trasporto del corpo. Questo, secondo la Corte, dimostra la consapevolezza e la volontà di portare a termine il crimine.
Il Ritrovamento del Corpo
Laura Ziliani fu uccisa l’8 maggio 2021 e il suo corpo fu sepolto vicino al fiume Oglio a Temù. La sua scomparsa destò subito sospetti, e le indagini portarono al ritrovamento del cadavere tre mesi dopo. La scoperta del corpo confermò i sospetti degli inquirenti e portò all’arresto di Paola e Silvia Zani e Mirto Milani.
Riflessioni sulla Sentenza
La conferma dell’ergastolo per Paola e Silvia Zani e Mirto Milani rappresenta un punto fermo nella ricerca di giustizia per l’omicidio di Laura Ziliani. La meticolosa pianificazione del delitto e l’assenza di rimorso da parte degli imputati rendono questo caso particolarmente inquietante. La sentenza della Corte d’assise d’appello di Brescia ribadisce l’importanza di punire severamente chi si macchia di crimini così efferati, offrendo un messaggio di deterrenza e un segnale di speranza per la comunità.