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Le case automobilistiche in Messico si preparano ai dazi USA
L’ombra dei dazi statunitensi agita le acque del settore automobilistico messicano. Le principali case automobilistiche con stabilimenti produttivi in Messico, tra cui colossi come General Motors (GM), Ford, Nissan e BMW, stanno attivamente valutando una serie di strategie per attenuare i potenziali impatti negativi derivanti dall’imposizione di tariffe doganali da parte dell’amministrazione statunitense. La possibile mossa protezionistica, caldeggiata dall’ex presidente Donald Trump, ha spinto i vertici delle aziende a elaborare piani di emergenza per salvaguardare la competitività e la redditività delle loro operazioni nel paese.
Strategie di mitigazione: diversificazione, prezzi e costi
Le strategie in fase di valutazione sono molteplici e mirano a coprire diversi aspetti della catena del valore. Tra le opzioni più concrete, spiccano la diversificazione dei fornitori, per ridurre la dipendenza da singoli mercati e aumentare la flessibilità della supply chain, l’adeguamento dei prezzi, per assorbire parzialmente l’impatto dei dazi senza compromettere eccessivamente i margini di profitto, e l’ottimizzazione dei costi operativi, attraverso l’efficientamento dei processi produttivi e la riduzione degli sprechi.
General Motors: flessibilità produttiva e scenari alternativi
General Motors si è dichiarata pronta a minimizzare gli effetti di eventuali dazi sulla produzione di pick-up in Messico e Canada, modulando la produzione in base alla domanda globale. Mary Barra, presidente e CEO di GM, ha sottolineato la flessibilità del gruppo nel gestire la produzione tra Messico, Canada e Stati Uniti, con la possibilità di reindirizzare i flussi commerciali verso i mercati internazionali. Francisco Garza, presidente e direttore generale di GM in Messico, ha precisato che gli investimenti nel settore automobilistico sono pianificati su un orizzonte temporale di 5-7 anni, e che eventuali impatti a breve termine non dovrebbero comportare sospensioni di progetti, ma piuttosto un’attenta analisi del ritorno sull’investimento.
Nissan conferma l’impegno in Messico
Nissan ha voluto rassicurare il mercato, ribadendo il proprio impegno per la crescita e lo sviluppo del settore automobilistico in Messico, dove è presente da oltre 60 anni con una produzione di oltre 16 milioni di veicoli. L’azienda ha smentito categoricamente le voci di un possibile trasferimento della produzione in altri paesi a causa dei dazi, sottolineando la solidità del proprio investimento nel paese.
Ford valuta l’incremento delle scorte
Anche Ford si sta muovendo per fronteggiare l’incertezza sui dazi. Il CEO Jim Farley ha dichiarato che l’azienda sta valutando la possibilità di aumentare le scorte per prepararsi a eventuali tariffe del 25% sulle importazioni da Messico e Canada. Pur non essendo particolarmente esposta all’aumento dei dazi su acciaio e alluminio, Ford si dichiara pronta ad assorbire parte dei costi dei fornitori più colpiti.
BMW punta sull’espansione della produzione di auto elettriche
BMW ha confermato i propri piani di espansione in Messico, con un focus particolare sulla produzione di auto elettriche. Reiner Braun, CEO e presidente di BMW in America Latina, ha sottolineato l’importanza del Messico come mercato chiave per il gruppo tedesco nel subcontinente, ribadendo l’investimento di 800 milioni di dollari effettuato nel 2023 per ampliare lo stabilimento di San Luis Potosí e prepararlo alla produzione di nuovi modelli elettrici. Lo stabilimento messicano esporta in 80 paesi, con gli Stati Uniti che assorbono oltre il 40% della produzione.
La revisione dell’Usmca nel 2026: un’incognita per le regole di origine
Un ulteriore elemento di incertezza è rappresentato dalla revisione del trattato di libero scambio dell’America del Nord (Usmca) prevista per il 2026. Gli Stati Uniti potrebbero cercare di rinegoziare le regole di origine del settore automobilistico, nonostante la sconfitta subita in un arbitrato nel 2023. Francisco González, presidente della principale associazione messicana di produttori di ricambi, ha avvertito che Washington potrebbe tentare di imporre le proprie posizioni sulle regole di origine, nonostante la sentenza contraria. L’accordo Usmca impone anche requisiti sul contenuto di valore prodotto da lavoratori che guadagnano almeno 16 dollari l’ora, con l’obiettivo di incentivare la produzione negli Stati Uniti e in Canada. Il Messico teme che questi requisiti possano penalizzare il proprio settore automobilistico, fortemente integrato con le catene di fornitura regionali.
Un futuro incerto ma affrontabile
La minaccia dei dazi USA rappresenta una sfida significativa per il settore automobilistico messicano, ma le aziende si stanno dimostrando pronte a reagire con strategie diversificate e piani di emergenza. La revisione dell’Usmca nel 2026 aggiunge un ulteriore elemento di incertezza, ma la solidità degli investimenti e l’integrazione con le catene di fornitura regionali rappresentano punti di forza importanti per affrontare le sfide future. Sarà fondamentale monitorare attentamente gli sviluppi politici e commerciali per adattare tempestivamente le strategie e garantire la competitività del settore.