Misure cautelari dopo gli scontri durante gli sgomberi
La Polizia sta eseguendo 23 misure cautelari disposte dal Gip di Bologna nei confronti di attivisti coinvolti negli scontri avvenuti lo scorso 6 dicembre durante gli sgomberi di alcuni immobili occupati. Le misure, emesse a seguito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Bologna, riguardano attivisti accusati di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali aggravate e violenza privata.
Le misure cautelari
Tra le misure cautelari disposte dal Gip, 13 sono divieti di dimora nella Città Metropolitana di Bologna, 9 sono obblighi di presentazione alla Polizia Giudiziaria e un divieto di partecipazione alle manifestazioni pubbliche è stato emesso nei confronti di un minore dal Gip del Tribunale per i Minorenni. Le misure cautelari sono state adottate per evitare che gli indagati possano reiterare i reati commessi o per impedire che possano inquinare le prove.
Gli scontri del 6 dicembre
Lo scorso 6 dicembre, le forze dell’ordine hanno sgomberato alcuni immobili occupati a Bologna, dando inizio a scontri con gli attivisti che si erano radunati per impedire lo sgombero. Durante gli scontri, un dirigente della Digos è rimasto ferito. Gli attivisti hanno lanciato oggetti contundenti e molotov contro le forze dell’ordine, che hanno risposto con lacrimogeni e cariche.
L’indagine in corso
L’indagine della Procura di Bologna è ancora in corso. Gli inquirenti stanno cercando di identificare tutti gli attivisti coinvolti negli scontri e di ricostruire l’esatta dinamica degli eventi. Le misure cautelari disposte dal Gip rappresentano un primo passo nel processo di accertamento delle responsabilità.
La tensione sociale e il diritto di protesta
La vicenda degli sgomberi a Bologna solleva un dibattito complesso sulla tensione sociale e sul diritto di protesta. Da un lato, è fondamentale garantire il rispetto della legge e la sicurezza pubblica. Dall’altro, è importante tutelare il diritto di esprimere il proprio dissenso in modo pacifico. La sfida è trovare un equilibrio tra questi due principi, garantendo che la protesta sia sempre pacifica e non degeneri in violenza.