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La posizione della Procura Generale
Il sostituto procuratore generale Lucilla Tontodonati ha espresso con fermezza la sua opposizione alla richiesta di una nuova perizia psichiatrica per Alessia Pifferi, affermando che “Non vi è alcuna necessità di effettuare una nuova perizia, quando ne abbiamo una che risponde ad ogni opposizione che è stata fatta”. Questa dichiarazione è giunta durante la discussione del processo d’appello che vede Pifferi imputata per la morte della figlia Diana, di soli 18 mesi.
Il precedente esame psichiatrico
La difesa di Alessia Pifferi ha sempre sostenuto che la donna soffrisse di un “grave deficit cognitivo”. Tuttavia, questa tesi è stata contestata dall’esame psichiatrico effettuato in primo grado dal perito Elvezio Pirfo, il quale ha concluso che Pifferi era capace di intendere e volere. La pg Tontodonati ha sottolineato che l’esame di Pirfo ha già fornito “risposte assolutamente soddisfacenti su tutto”.
Le argomentazioni della difesa
L’avvocato generale ha ricordato come dai test effettuati siano emersi “contemporaneamente deficit cognitivi, psicotici e depressivi”. Tuttavia, ha evidenziato l’incongruenza di tale condizione con la vita autonoma che Pifferi ha condotto fino a quel momento. Secondo la pg, la donna avrebbe “amplificato i sintomi” e dimostrato “un’intelligenza di condotta”, fornendo versioni contraddittorie sulla sorte della bambina.
L’intelligenza di condotta e la premeditazione
Il sostituto pg ha sottolineato come Pifferi, lasciando la piccola Diana in casa da sola per cinque giorni e mezzo, abbia fornito “tre versioni diverse a tre persone diverse su dove fosse la bambina”. Questo comportamento, secondo l’accusa, dimostra che Pifferi si stava “precostituendo una giustificazione per un comportamento che sa essere sbagliato”, escludendo quindi una incapacità di intendere e volere.
Presenza in aula e attesa della decisione
Alessia Pifferi era presente in aula accanto al suo difensore, ma non ha rilasciato dichiarazioni spontanee all’inizio dell’udienza. In aula erano presenti anche alcuni familiari, tra cui la sorella Viviana Pifferi e la madre Maria Assandri, che si sono costituite parti civili nel processo. La Corte d’Assise d’appello di Milano dovrà ora decidere sulla richiesta di una nuova perizia.
Riflessioni sul caso Pifferi
La decisione della Corte d’Assise d’appello di Milano sarà cruciale per il futuro del processo a carico di Alessia Pifferi. Da un lato, la difesa insiste sulla necessità di accertare le condizioni psichiche della donna, ritenendo che un grave deficit cognitivo possa aver influito sulle sue azioni. Dall’altro, la Procura Generale ribadisce la piena capacità di intendere e volere di Pifferi, sottolineando le incongruenze nelle sue dichiarazioni e il tentativo di precostituirsi un alibi. La Corte dovrà valutare attentamente le argomentazioni di entrambe le parti, tenendo conto della gravità del reato e della necessità di garantire un giusto processo.