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Smentita da Palazzo Chigi e attivazione dell’ACN
A seguito delle recenti pubblicazioni da parte di alcuni organi di stampa riguardanti presunte attività di spionaggio che avrebbero coinvolto operatori dell’informazione, la Presidenza del Consiglio ha rilasciato una nota ufficiale in cui esclude categoricamente che soggetti tutelati dalla legge n. 124 del 2007, inclusi i giornalisti, siano stati sottoposti a controllo da parte dell’intelligence o del Governo. La nota è stata diffusa in risposta al caso dello spyware Graphite, che ha colpito, tra gli altri, il capomissione di Mediterranea Saving Humans, Luca Casarini, e il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato.
Considerando la gravità della questione, il Governo ha attivato l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), che dipende direttamente dalla Presidenza del Consiglio. L’ACN ha avviato un’interlocuzione con lo studio legale Advant, incaricato dalla società WhatsApp Ireland Limited, e ha accertato che finora risultano interessate sette utenze italiane. Tuttavia, l’identità dei titolari di tali utenze non è stata comunicata all’ACN, in quanto la stessa società WhatsApp ha provveduto a informare direttamente gli utenti, al fine di tutelarne la privacy.
Il caso di Luca Casarini e Francesco Cancellato
Tra le vittime accertate dello spyware Graphite figura Luca Casarini, figura di spicco dell’attivismo sociale, noto per il suo impegno nel movimento no-global e, più recentemente, come fondatore e capomissione di Mediterranea Saving Humans, ONG impegnata nel soccorso dei migranti in difficoltà. Casarini ha ricevuto un messaggio WhatsApp da Meta, la società proprietaria della piattaforma, che lo avvertiva della compromissione del suo dispositivo.
Analogamente, Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, aveva denunciato pubblicamente di aver ricevuto un messaggio simile da WhatsApp, in cui si informava di una presunta attività di spyware che avrebbe compromesso i suoi dati, inclusi i messaggi salvati sul dispositivo. Il messaggio di WhatsApp recitava: “A dicembre, WhatsApp ha interrotto le attività di una società di spyware che riteniamo abbia attaccato il tuo dispositivo. Le nostre indagini indicano che potresti aver ricevuto un file dannoso tramite WhatsApp e che lo spyware potrebbe aver comportato l’accesso ai tuoi dati, inclusi i messaggi salvati nel dispositivo”.
Le reazioni e le indagini in corso
Luca Casarini ha espresso il suo sdegno per l’accaduto, sottolineando l’incongruenza tra il trattamento riservato a criminali e le attività di cyberwar a cui sono sottoposti giornalisti e attivisti. Casarini ha annunciato l’intenzione di presentare una denuncia formale. Secondo quanto emerso, lo spyware Graphite avrebbe preso di mira circa novanta persone, prevalentemente giornalisti e attivisti, provenienti da una ventina di Paesi.
Meta aveva già sospeso le attività della società produttrice dello spyware, accusandola di aver violato i dispositivi e appropriandosi dei dati degli utenti. L’attenzione si concentra ora sugli Stati che hanno acquistato il software da Paragon, con l’impegno di escludere dal controllo giornalisti e attivisti. Tra i Paesi acquirenti figurano gli Stati Uniti e altri “Stati alleati”, secondo quanto dichiarato dalla stessa società.
Interrogazioni parlamentari e richieste di chiarimenti
La vicenda è approdata in Parlamento, con interrogazioni da parte di esponenti del Partito Democratico e di Alleanza Verdi e Sinistra. Sandro Ruotolo, responsabile Informazione nella segreteria nazionale del PD, ha chiesto al Governo se abbia autorizzato tali operazioni e come intenda tutelare i giornalisti italiani da questi attacchi. Marco Grimaldi, vicepresidente di AVS alla Camera, ha definito l’accaduto come “di una gravità inaudita”, denunciando le intimidazioni e le minacce nei confronti di chi salva vite umane.
La vicenda solleva interrogativi sulla sicurezza delle comunicazioni digitali e sulla protezione dei dati personali, nonché sulla necessità di garantire la libertà di stampa e di espressione in un contesto sempre più minacciato da attività di sorveglianza e spionaggio.
Riflessioni sulla libertà di informazione e la sicurezza digitale
La vicenda dello spyware Graphite solleva serie preoccupazioni riguardo alla libertà di informazione e alla sicurezza digitale di giornalisti e attivisti. La smentita del Governo italiano è un passo importante, ma è fondamentale che le indagini in corso facciano piena luce sull’accaduto e che vengano adottate misure concrete per proteggere i soggetti più vulnerabili da queste minacce. La trasparenza e la responsabilità sono essenziali per garantire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e per preservare i principi fondamentali della democrazia.