Un’analisi profonda tra musica e realtà
Francesco De Filippo recensisce il libro di Roberto Curci, “Roberto Curci, il nostro disco che suona”, un’opera che esplora il legame tra undici canzoni di successo italiane, dal 1965 al 1994, e altrettante storie di vita segnate da eventi tragici. L’autore non si limita a rievocare i ricordi e le emozioni legate a quelle hit, ma le associa a narrazioni di quotidianità spesso caratterizzate da una morte violenta. Un contrasto stridente tra la melodia e la crudezza della realtà.
Nostalgia e dolore: un connubio inaspettato
Le storie raccontate da Curci non suscitano un semplice sentimento di nostalgia per gli anni passati, ma un vero e proprio sobbalzo al cuore. Non si tratta di amori non corrisposti o di ribellioni giovanili, ma di vicende umane toccate dalla violenza e dal dolore. Canzoni popolari italiane, a volte mielose, a volte più aspre, si fondono con il ricordo di un’epoca e con il racconto di destini spezzati.
Un distacco doloroso e una scelta musicale particolare
Curci affronta queste storie con un “distaccato dolore”, senza prediligere un genere musicale specifico. L’autore recensore si interroga sull’assenza di “Una rotonda sul mare” di Fred Bongusto, il cui verso dà il titolo al libro, tra le canzoni scelte. Tra le storie raccontate, spiccano quella di Valeria, una giovane tossicodipendente che si toglie la vita, associata a “Mother’s little helper” dei Rolling Stones, e quella di una quattordicenne vittima di violenza, legata a “Il tempo se ne va” di Adriano Celentano. “E penso a te” di Lucio Battisti fa da colonna sonora a un amore tragico tra un vigilante notturno e una commessa.
Verità o finzione? L’importanza del messaggio
L’autore recensore sottolinea come la veridicità delle storie narrate non sia fondamentale. L’operazione di Curci è più complessa di una semplice collezione di abbinamenti tra canzoni e fatti di cronaca. Si tratta di un’esplorazione profonda della condizione umana, un viaggio attraverso il dolore e la perdita.
Immortalità e memoria: un omaggio ai grandi
Il libro si conclude con una riflessione sulla notte che avanza e sulla memoria dei grandi artisti del passato, da Battisti a Tenco, che non ci sono più. Allo stesso tempo, celebra l’immortalità di figure come Paul McCartney e i Rolling Stones, icone di un’epoca che continuano a vivere attraverso la loro musica.
Un’opera intensa e toccante
“Roberto Curci, il nostro disco che suona” è un’opera che invita alla riflessione sulla fragilità della vita e sulla capacità della musica di evocare ricordi ed emozioni profonde. Un libro che, pur affrontando temi dolorosi, celebra la memoria e l’arte come strumenti per comprendere e affrontare la realtà.