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Il Governo Contesta le Procedure della CPI
Il barometro segna tempesta nei rapporti tra il Governo italiano e la Corte penale internazionale (CPI) sul caso Almasri. Il fulcro della disputa risiede in questioni procedurali, in seguito all’iscrizione del ministro Nordio nel registro degli indagati per favoreggiamento e omissioni di atti d’ufficio, a seguito di una denuncia trasmessa dalla Procura di Roma al tribunale dei ministri.
Via Arenula, come annunciato dal ministro Nordio in Parlamento, sta preparando un documento da inviare all’Aja per richiedere chiarimenti sulle presunte incongruenze nelle procedure adottate per il mandato di arresto del generale libico. Nordio ha evidenziato in Parlamento errori e “nullità” del mandato, sostenendo che l’atto è giunto in lingua inglese senza traduzione e presentava criticità tali da rendere impossibile l’immediata adesione del ministero alla richiesta della Corte d’Appello di Roma.
Il ministro ha parlato di “incertezza assoluta”, citando discrepanze nelle date dei presunti crimini e “incomprensibili salti logici” nel dispositivo della pre-trial Chamber della CPI. Secondo Nordio, le conclusioni del mandato di arresto differivano dalla parte motivazionale.
Nuove Denunce Coinvolgono Meloni e Piantedosi
Oltre al ministro Nordio, anche la premier Meloni e il ministro Piantedosi potrebbero essere coinvolti in ulteriori denunce alla CPI. Un cittadino sudanese, vittima delle torture del generale libico, ha presentato una segnalazione in cui si accusa il presidente del Consiglio e i ministri di aver “abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire ai loro obblighi internazionali e nazionali” non consegnando il generale alla CPI.
L’avvocato Omer Shatz, direttore di Front-Lex, ha annunciato che stanno valutando la presentazione di ulteriori denunce alla Corte. Nel frattempo, il tribunale dei Ministri ha avviato un’indagine interna, acquisendo e analizzando gli atti in attesa della memoria difensiva degli indagati. Meloni, Piantedosi e il sottosegretario Mantovano sono accusati di favoreggiamento e peculato.
Le Accuse a Nordio e le Manovre del Ministero
Il procuratore della Capitale, Francesco Lo Voi, contesta a Nordio anche condotte omissive, legate alle “mancate interlocuzioni” con la Corte d’Appello di Roma e alla mancata firma della richiesta di un nuovo mandato di cattura per il generale libico. Gli uffici di via Arenula avevano suggerito di emettere un nuovo mandato, inviando al ministro una bozza il 20 gennaio, 24 ore prima della liberazione del cittadino libico.
Il 18 gennaio, la CPI aveva comunicato informalmente l’imminente emissione di un mandato di cattura per Almasri, inviato all’Italia e ad altri sei Paesi. Il mandato è stato emesso poche ore dopo e inviato al magistrato di collegamento, con una nota in cui si chiedeva di essere informati in caso di problemi per l’esecuzione. Il 20 gennaio, la Corte d’Appello ha informato il ministero dell’errore procedurale e ha sollecitato un intervento, con un nuovo ordine d’arresto che è stato redatto ma non firmato dal ministro.
Implicazioni e Prospettive Future
Il caso Almasri solleva interrogativi cruciali sul rispetto degli obblighi internazionali e sulla cooperazione tra Stati e istituzioni giudiziarie internazionali. La tensione tra il governo italiano e la CPI potrebbe avere ripercussioni significative sulla credibilità del sistema di giustizia internazionale e sulla lotta contro l’impunità per crimini internazionali. Sarà fondamentale monitorare attentamente gli sviluppi futuri dell’indagine e le decisioni che verranno prese dalle autorità competenti, sia a livello nazionale che internazionale, per garantire che la giustizia sia fatta e che i diritti delle vittime siano tutelati.