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Un approccio aggressivo per la fine del conflitto
Donald Trump, determinato a porre fine alla guerra in Ucraina, starebbe preparando un piano per intensificare significativamente le sanzioni economiche contro la Russia. La strategia, rivelata da Keith Kellogg, inviato speciale degli Stati Uniti per il conflitto, mira a esercitare una pressione economica senza precedenti su Mosca, con l’obiettivo di forzare il Cremlino a sedersi al tavolo dei negoziati e porre fine alle ostilità. Secondo Kellogg, le sanzioni attuali rappresentano solo una frazione del potenziale impatto economico che gli Stati Uniti potrebbero infliggere alla Russia. “Si potrebbero specialmente le sanzioni che prendono di mira la produzione e le esportazioni di petrolio”, ha specificato l’inviato, suggerendo un focus specifico sul settore energetico, vitale per l’economia russa.
La leva finanziaria come strumento di pressione
Kellogg ha sottolineato come Trump comprenda appieno l’importanza della leva finanziaria nelle relazioni internazionali, facendo riferimento alle azioni recenti dell’ex presidente come prova della sua capacità di utilizzare il potere economico per raggiungere obiettivi strategici. L’obiettivo è esercitare una pressione multidimensionale sulla Russia, combinando strumenti economici, diplomatici e, se necessario, militari. La strategia di Trump prevede di intensificare la pressione economica, esercitare una forte pressione diplomatica e considerare opzioni militari per costringere la Russia a negoziare una soluzione pacifica. L’approccio mira a creare una situazione insostenibile per Mosca, incentivandola a cercare una via d’uscita dal conflitto attraverso il dialogo e la diplomazia.
Concessioni necessarie per una pace duratura
Kellogg ha chiarito che la fine del conflitto richiederà concessioni da entrambe le parti, sia da Kiev che da Mosca. L’obiettivo primario è fermare le uccisioni e creare un ambiente favorevole ai negoziati di pace. Trump ha riunito il suo team di consiglieri per discutere come utilizzare tutti gli elementi del potere nazionale per porre fine alla guerra. L’obiettivo è porre fine alla violenza prima di negoziare i complessi accordi di pace, perché “non si può uscire da questa guerra uccidendo”, data la mancanza di interesse della Russia nell’impedire ingenti perdite delle proprie truppe.
La resilienza russa e la necessità di una strategia complessa
Kellogg ha evidenziato la resilienza storica della Russia di fronte alle avversità, citando la battaglia di Stalingrado come esempio della sua capacità di sopportare enormi perdite umane. Per questo motivo, ha sottolineato l’importanza di una strategia che vada oltre la semplice pressione militare, integrando leve economiche e diplomatiche per massimizzare l’impatto sulle decisioni del Cremlino. “Per la Russia, questo è in un certo senso nel loro dna nelle operazioni militari: fondamentalmente, sei in una lotta di logoramento”, ha detto. “Se guardi alla storia, non vorresti mai entrare in una lotta di logoramento con i russi, perché è così che combattono. Ci sono abituati. Voglio dire, questo è un paese che era disposto a perdere, e lo ha fatto, 700.000 uomini nella battaglia di Stalingrado in sei mesi, e non ha battuto ciglio”, osserva l’ex generale Usa.
Un approccio realistico e determinato
L’approccio di Trump, come delineato da Kellogg, sembra riflettere una visione pragmatica della situazione in Ucraina. Riconoscendo la necessità di una pressione significativa sulla Russia, l’ex presidente sembra determinato a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per porre fine al conflitto. Tuttavia, il successo di questa strategia dipenderà dalla capacità di Trump di coordinare efficacemente le azioni economiche, diplomatiche e, se necessario, militari, mantenendo al contempo il sostegno internazionale e gestendo le potenziali conseguenze negative per l’economia globale.