Diffida alla clinica “Sacro Cuore” dopo il rapimento
Gli avvocati Chiara Penna e Paolo Pisani, legali della famiglia Cavoto, hanno formalmente diffidato la società “IGreco”, proprietaria della clinica “Sacro Cuore” di Cosenza, dove il 21 gennaio è avvenuto il rapimento della neonata Sofia Cavoto. La piccola, sottratta dalla cinquantunenne Rosa Vespa, è stata fortunatamente ritrovata poche ore dopo grazie all’intervento della Polizia di Stato. Rosa Vespa è attualmente detenuta con l’accusa di sequestro di persona.
Accuse di omessa custodia e vigilanza
La diffida presentata alla Procura della Repubblica di Cosenza contesta ai responsabili della clinica “l’omessa custodia e vigilanza sui pazienti ricoverati, con particolare riferimento ai minori neonati”. Gli avvocati Penna e Pisani sottolineano il grave danno subito dalla madre, Valeria Chiappetta, dal padre, Federico Cavoto, e dall’intera famiglia, a causa del sequestro.
Possibili ulteriori azioni legali
I legali della famiglia Cavoto non escludono di integrare la querela con ulteriori elementi, che potrebbero emergere dalle indagini difensive in corso. Queste integrazioni saranno sottoposte all’attenzione del sostituto Procuratore della Repubblica Antonio Bruno Tridico, titolare del fascicolo d’inchiesta sul sequestro. Gli avvocati mantengono uno stretto riserbo sulle attività di indagine in corso.
Contesto del rapimento
Il rapimento di Sofia Cavoto ha suscitato grande sconcerto e preoccupazione nell’opinione pubblica. La prontezza delle forze dell’ordine nel ritrovare la neonata ha evitato conseguenze ben più gravi. Tuttavia, l’episodio ha sollevato interrogativi sulla sicurezza dei neonati all’interno delle strutture ospedaliere e sulla necessità di rafforzare le misure di vigilanza.
Riflessioni sulla sicurezza ospedaliera
Il caso del rapimento di Sofia Cavoto evidenzia la necessità di una riflessione approfondita sulle procedure di sicurezza all’interno degli ospedali, soprattutto nei reparti di maternità. È fondamentale che le strutture sanitarie adottino misure adeguate per proteggere i neonati e garantire la tranquillità delle famiglie. L’omessa vigilanza, qualora accertata, rappresenta una grave negligenza che non può essere tollerata.