La Procura smonta il racconto di Avola
La Procura di Caltanissetta ha espresso forti dubbi sulla veridicità delle dichiarazioni del pentito Maurizio Avola in merito alla sua partecipazione alla strage di via D’Amelio. In un provvedimento di 42 pagine, il procuratore Salvatore de Luca e l’aggiunto Pasquale Pacifico hanno dichiarato che “quanto emerso non può che far propendere per la totale falsità del narrato”, confermando il sospetto che Avola possa essere “eterodiretto”. Questa affermazione giunge dopo una precedente richiesta di archiviazione, respinta dal gip che aveva ordinato ulteriori indagini.
Accuse di calunnia e false piste
Oltre a considerare le dichiarazioni di Avola “oggettivamente false e calunniose”, i magistrati sottolineano che il suo racconto sembra orientato a “precludere ogni ulteriore possibile sviluppo investigativo rispetto alle piste, emerse in plurimi dibattimenti, del coinvolgimento nella fase ideativa ed esecutiva delle stragi di soggetti esterni a Cosa Nostra”. Questa affermazione suggerisce che le dichiarazioni del pentito potrebbero essere state concepite per sviare le indagini da altre piste investigative, puntando invece su soggetti già noti e legati alla mafia.
Il ruolo dei boss catanesi e la decisione del gip
La richiesta di archiviazione, datata 17 dicembre, è stata inviata al gip Santi Bologna, che dovrà decidere se archiviare le posizioni di Avola e dei tre boss catanesi da lui accusati: Marcello D’Agata, Eugenio Galea e Aldo Ercolano. Questi ultimi, mai collaboratori di giustizia, si sono sempre proclamati innocenti. La decisione del gip sarà cruciale, poiché Avola potrebbe rischiare un processo per calunnia se le sue dichiarazioni verranno definitivamente smentite.
Contraddizioni e ulteriori indagini
La Procura ha ribadito che le nuove indagini non hanno fatto altro che confermare le incongruenze nel racconto di Avola. “Sono emersi elementi che smentiscono del tutto il racconto di Avola”, sostengono i magistrati. L’escussione del pentito in incidente probatorio non ha dissipato le gravi contraddizioni, ma anzi, le ha acuite. Questi elementi rafforzano la posizione della Procura, che ritiene il racconto di Avola inattendibile e potenzialmente dannoso per la ricerca della verità sulla strage di via D’Amelio.
L’importanza della verità e della giustizia
La vicenda delle dichiarazioni di Maurizio Avola sulla strage di via D’Amelio evidenzia l’importanza di un’indagine rigorosa e indipendente. La decisione della Procura di Caltanissetta di chiedere l’archiviazione, per la seconda volta, sottolinea la necessità di verificare attentamente le dichiarazioni dei pentiti, soprattutto quando queste possono influenzare indagini complesse e delicate come quelle sulle stragi di mafia. La ricerca della verità e della giustizia deve basarsi su prove concrete e non su testimonianze contraddittorie e potenzialmente manipolate. Questo caso ci ricorda che la lotta alla mafia richiede un impegno costante e una grande attenzione alla veridicità delle informazioni.