Il Ritiro delle Truppe Nordcoreane
Fonti ucraine e americane, citate dal New York Times, confermano il ritiro delle truppe nordcoreane dal fronte di Kursk. Questi soldati, inviati da Pyongyang a novembre, avrebbero subito pesanti perdite a causa della disorganizzazione e della mancanza di coesione con le unità russe. Secondo il comandante delle forze armate di Kiev, Oleksandr Syrsky, dei circa 11.000 soldati inviati, ne sarebbe rimasta solo la metà. Le truppe ucraine descrivono i nordcoreani come “feroci guerrieri”, ma la loro efficacia è stata compromessa dalla mancanza di coordinamento con le forze russe, che li avrebbero lasciati a cavarsela da soli, con il supporto di pochi veicoli blindati. Il portavoce delle forze speciali ucraine, Oleksandr Kindratenko, ha affermato che nelle ultime tre settimane non sono state rilevate attività o scontri armati con i nordcoreani, indicando un loro ritiro.
La Risposta del Cremlino
Il Cremlino non ha commentato direttamente il ritiro delle truppe nordcoreane. Il portavoce Dmitry Peskov ha affermato che ci sono “molte opinioni diverse, corrette e scorrette, false e che distorcono la realtà” sulla vicenda, e che non è appropriato commentare ogni volta queste cose. Mosca non ha mai confermato ufficialmente l’invio di soldati nordcoreani, ma Putin ha ricordato l’articolo 4 del trattato di partenariato strategico bilaterale, che prevede assistenza militare reciproca in caso di aggressione. L’attacco alla regione russa di Kursk, lanciato in agosto, è stato considerato un’aggressione che ha portato all’intervento delle truppe nordcoreane.
Accuse di Massacro e Genocidio
Mosca afferma di aver riconquistato circa 800 chilometri quadrati del territorio di Kursk occupato dagli ucraini, e di aver scoperto i corpi di 22 civili uccisi in un villaggio riconquistato, Russkoye Porechnoye. Il Comitato investigativo russo ha identificato cinque soldati ucraini come responsabili del massacro, accusandoli di aver commesso un attacco terroristico, stupro e violenza sessuale di gruppo. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha definito questi crimini “disumani”, attribuendoli alle radici “terroristiche e neonaziste del regime di Kiev”. Parallelamente, Zakharova ha accusato l’Ucraina di “genocidio” contro la propria popolazione per aver abbassato l’età della mobilitazione militare da 25 a 18 anni, una mossa che, secondo Mosca, sarebbe stata richiesta dagli anglosassoni.
La Crisi della Mobilitazione Ucraina
Il ministero della Difesa russo afferma che le forze ucraine hanno perso circa 50.000 militari al mese tra novembre 2024 e gennaio 2025, mentre le nuove reclute non hanno superato le 30.000 al mese, venendo inviate al fronte senza un addestramento adeguato. Questa situazione ha portato alla discussione di una riforma del sistema di reclutamento in Ucraina, con l’obiettivo di indurre ad arruolarsi anche i cittadini tra i 18 e i 25 anni. Secondo il ministero russo, l’abbassamento dell’età della mobilitazione è un tentativo di Zelensky di ritardare il crollo del fronte nel Donbass.
Analisi e Prospettive
La ritirata delle truppe nordcoreane dal fronte di Kursk solleva interrogativi sulla reale efficacia delle alleanze militari in contesti di conflitto moderno. La mancanza di coordinamento e la disorganizzazione, come evidenziato dalle fonti ucraine, possono vanificare anche la ferocia dei combattenti. Le accuse reciproche di atrocità e genocidio tra Russia e Ucraina rendono il conflitto ancora più complesso e alimentano una spirale di violenza e disinformazione. La crisi della mobilitazione ucraina, con le perdite elevate e la necessità di reclutare giovani, è un chiaro segnale delle difficoltà che Kiev sta affrontando. È fondamentale che la comunità internazionale mantenga alta l’attenzione su questi sviluppi, promuovendo la trasparenza e l’accountability per tutte le azioni compiute durante il conflitto.