Il Contesto del Processo d’Appello
Domani, presso la Corte d’Assise d’Appello di Milano, si terrà la prima udienza del processo di secondo grado che vede imputata Alessia Pifferi, condannata in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della figlia Diana, di soli 18 mesi. La vicenda risale al luglio del 2022, quando la piccola fu trovata senza vita nel suo appartamento milanese, dopo essere stata lasciata sola per sei giorni dalla madre.
Un Triste Anniversario
La data dell’udienza assume un significato particolare, in quanto il 29 gennaio sarebbe stato il compleanno di Diana. Questo rende il processo ancora più doloroso per i familiari, che si costituiscono parte civile contro Alessia Pifferi. La presenza della madre e della sorella Viviana in aula sottolinea la gravità della perdita e la loro determinazione a ottenere giustizia per la piccola.
Assenza di Telecamere e Nuove Strategie Difensive
A differenza del processo di primo grado, la Corte ha deciso di non ammettere le telecamere in aula, seguendo il parere negativo del sostituto procuratore generale Lucilla Tontodonati. Questa decisione segna un cambio di approccio rispetto alla precedente esposizione mediatica del caso. La difesa, guidata dall’avvocata Alessia Pontenani, si concentrerà su una nuova perizia psichiatrica. L’obiettivo è dimostrare che Pifferi soffre di un “grave deficit cognitivo” e che non ha mai avuto l’intenzione di uccidere la figlia. Questa strategia contrasta con la precedente perizia che aveva ritenuto la donna capace di intendere e di volere.
Le Accuse e i Fatti
Alessia Pifferi è accusata di omicidio volontario pluriaggravato. Secondo l’accusa, la donna ha lasciato la figlia da sola nell’appartamento di via Parea, nel quartiere Ponte Lambro di Milano, per trascorrere sei giorni con il compagno in provincia di Bergamo. La piccola Diana è stata abbandonata con un solo biberon di latte e una bottiglietta d’acqua, insufficienti per la sua sopravvivenza. Questo atto di abbandono è stato considerato dalla Corte di primo grado come un omicidio volontario, data la consapevolezza della Pifferi delle conseguenze delle sue azioni.
Riflessioni sul Caso Pifferi
Il caso di Alessia Pifferi solleva questioni profonde sulla responsabilità genitoriale e sulla salute mentale. La decisione della difesa di puntare su una nuova perizia psichiatrica suggerisce un tentativo di mitigare la condanna attraverso la dimostrazione di una capacità ridotta. Tuttavia, la gravità dell’atto compiuto e la sofferenza inflitta alla piccola Diana rimangono elementi centrali nel dibattito pubblico. Questo processo d’appello sarà cruciale per stabilire definitivamente la verità e per offrire un senso di giustizia per la vittima.