L’Albania apre un hotspot per i migranti a Shengjin
L’Albania ha inaugurato un nuovo hotspot per i migranti a Shengjin, a circa 70 chilometri da Tirana, in vista della visita della premier italiana Giorgia Meloni e del primo ministro albanese Edi Rama. La struttura, realizzata in container, è in grado di ospitare 200 persone per volta, che poi saranno trasferite a Gjader per le procedure di verifica e di rimpatrio.
Lo ha spiegato Sander Marashi, direttore del porto di Shengjin, a margine dell’inaugurazione. La struttura è stata realizzata in 4.000 metri quadri, ed è stata allestita in tempi record.
L’hotspot di Shengjin: un passo avanti nel controllo dei flussi migratori?
L’apertura dell’hotspot di Shengjin rappresenta un passo avanti nella gestione dei flussi migratori tra Albania e Italia. Il protocollo tra i due paesi prevede che i migranti che arrivano in Albania siano trasferiti in Italia per le procedure di accoglienza e di asilo. L’hotspot di Shengjin servirà come punto di transito per i migranti, prima che siano trasferiti in Italia.
L’hotspot di Shengjin è stato realizzato in collaborazione tra Italia e Albania. Il governo italiano ha finanziato la costruzione della struttura, mentre il governo albanese ha fornito il terreno.
Le critiche all’hotspot di Shengjin
L’apertura dell’hotspot di Shengjin è stata accolta con critiche da parte di alcune organizzazioni umanitarie. Le organizzazioni criticano il fatto che l’hotspot sia stato realizzato in un porto, che è un luogo di transito per i migranti. Temono che l’hotspot possa essere utilizzato per trattenere i migranti in condizioni non idonee.
Inoltre, le organizzazioni criticano il fatto che l’hotspot sia stato realizzato senza un adeguato coinvolgimento delle organizzazioni umanitarie.
Considerazioni sull’hotspot di Shengjin
L’apertura dell’hotspot di Shengjin rappresenta un passo importante nella gestione dei flussi migratori tra Albania e Italia. Tuttavia, è importante garantire che la struttura sia gestita in modo umano e rispettoso dei diritti dei migranti. Le organizzazioni umanitarie devono essere coinvolte nel processo di gestione dell’hotspot per garantire che i migranti siano trattati con dignità e rispetto.