Un permesso premio per Domenico Pace
Il Tribunale di Sorveglianza de L’Aquila ha concesso un permesso premio della durata di sei ore a Domenico Pace, ergastolano per l’omicidio del giudice Rosario Livatino. La decisione, riportata dal quotidiano La Sicilia, si basa sulla motivazione che Pace si sta comportando bene in carcere e non si evincono elementi di ripristino di contatti con il contesto malavitoso.
Pace, che compirà 58 anni il prossimo 27 dicembre, è originario di Palma di Montechiaro (Agrigento) ed era uno dei componenti del commando della Stidda che uccise il giudice Livatino nel 1990. Venne arrestato a 23 anni e ha scontato 35 anni di carcere.
La decisione del Tribunale di Sorveglianza è stata confermata dalla Cassazione, che ha rigettato il ricorso presentato dalla Procura de L’Aquila.
Un percorso di redenzione
Durante la sua detenzione, Domenico Pace ha intrapreso un percorso di avvicinamento alla religione cattolica. Ha chiesto perdono per il suo passato, ma non è diventato un collaboratore di giustizia.
La concessione del permesso premio, seppur per un periodo breve, rappresenta un riconoscimento del percorso di redenzione intrapreso da Pace. La decisione del Tribunale di Sorveglianza si basa sulla valutazione del suo comportamento in carcere e sulla mancanza di contatti con il contesto malavitoso.
Riflessioni sull’ergastolo e la redenzione
La notizia del permesso premio concesso a Domenico Pace solleva riflessioni complesse sull’ergastolo e la possibilità di redenzione per chi ha commesso gravi reati. La concessione del permesso, pur in un contesto di rigido controllo, riconosce la possibilità di un percorso di cambiamento e di reinserimento sociale. È importante valutare con attenzione il percorso di redenzione intrapreso da Pace e il suo impegno a non ricadere nel crimine. La sua storia ci ricorda la complessità del sistema carcerario e la necessità di politiche che promuovano la riabilitazione e la reinserzione sociale dei detenuti.