Il Gip rigetta la richiesta di annullamento della custodia cautelare
Il Giudice per le Indagini Preliminari (Gip) del tribunale di Brescia ha respinto la richiesta di annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare avanzata dal legale di suor Anna Donelli. La religiosa, arrestata nell’ambito di un’inchiesta dell’antimafia di Brescia, resta dunque ai domiciliari. La decisione del Gip conferma la gravità delle accuse mosse a suor Donelli, che è accusata di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso.
L’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa
Suor Anna Donelli, da anni volontaria nelle carceri bresciane e a San Vittore, è accusata di aver collaborato con la Ndrangheta. Le indagini, condotte dall’antimafia di Brescia, hanno evidenziato come la religiosa si sia “messa a disposizione del sodalizio criminale per garantire il collegamento con i sodali detenuti in carcere”. In particolare, a suor Donelli vengono contestati rapporti con i Tripodi, padre e figlio, considerati vertici di un gruppo di stampo ndranghetista residente a Flero, nel Bresciano, ma legato a famiglie calabresi della criminalità organizzata.
Le indagini e le accuse
Le indagini hanno portato alla luce un presunto collegamento tra suor Donelli e il gruppo criminale, con la religiosa accusata di aver facilitato la comunicazione tra i detenuti e i membri della Ndrangheta all’esterno. Le accuse sono gravi e, se provate, potrebbero comportare una condanna pesante per suor Donelli. Il processo è ancora in corso e la religiosa, pur rimanendo ai domiciliari, ha la possibilità di difendersi dalle accuse.
Un caso che solleva interrogativi
Il caso di suor Anna Donelli solleva interrogativi sulla possibile infiltrazione della criminalità organizzata in contesti istituzionali e sociali. La sua attività di volontariato in carcere, un’azione generalmente vista come positiva, si trova ora al centro di un’indagine che mette in discussione la sua integrità. È importante attendere l’esito del processo per avere un quadro completo della situazione, ma il caso di suor Donelli ci ricorda che la lotta alla criminalità organizzata richiede una costante vigilanza e un impegno continuo da parte delle istituzioni e della società civile.