Le ammissioni di Luca Lucci
Luca Lucci, il capo ultrà milanista, ha ammesso oggi il suo ruolo al vertice di un gruppo di narcotrafficanti durante l’interrogatorio in carcere dal gip di Milano Fabrizio Filice. Lucci, già arrestato a fine settembre scorso nell’inchiesta “doppia curva” sugli ultrà delle curve di San Siro, ha ricevuto in pochi mesi ben quattro ordinanze di custodia cautelare, tre delle quali per reati legati allo spaccio di droga e al tentato omicidio. Finora si era sempre avvalso della facoltà di non rispondere, ma oggi, per la quarta ordinanza, ha finalmente ammesso il suo coinvolgimento nel traffico di stupefacenti.
Il gruppo di narcotrafficanti
Secondo le indagini condotte dalla Squadra Mobile milanese e coordinate dai pm Leonardo Lesti e Rosario Ferracane, il gruppo guidato da Lucci importava hashish, cocaina e marijuana in Italia dalla Spagna e dal Marocco. Per i loro traffici, gli ultrà utilizzavano mezzi sofisticati come elicotteri e autotrasportatori, e si servivano di depositi all’estero. Nelle chat su piattaforme criptate, Lucci era soprannominato “belvaitalia”, e le conversazioni sono state tutte recuperate dagli investigatori.
Ultrà milanisti coinvolti
Oltre a Lucci, altri ultrà milanisti già coinvolti nell’inchiesta sulle curve, coordinata dai pm Paolo Storari e Sara Ombra, sono stati destinatari dell’ordinanza cautelare. Le indagini hanno svelato un’organizzazione ben strutturata, che operava con metodi sofisticati e con un network internazionale.
Un’ombra oscura sul mondo del calcio
La notizia dell’arresto e delle ammissioni di Luca Lucci getta un’ombra oscura sul mondo del calcio. È un caso che dimostra come il crimine organizzato possa infiltrarsi anche in ambienti apparentemente lontani dalla criminalità. La diffusione del narcotraffico in contesti come quello delle curve calcistiche è un fenomeno preoccupante che richiede un’azione incisiva da parte delle forze dell’ordine e delle istituzioni.