Il lavoro di cura: un motore economico trascurato
Il lavoro di cura, spesso svolto da donne e raramente riconosciuto o remunerato, è destinato a diventare un motore economico di primaria importanza nel futuro. Questo è il messaggio lanciato dalla ministra alla Famiglia, alle Pari Opportunità e alla Natalità Eugenia Roccella e dal Gender Equality Advisory Council (Geac), un organo di consultazione indipendente del G7 che si occupa di parità di genere e empowerment femminile.
Come sottolineato da Roccella, l’invecchiamento della popolazione, la denatalità e l’allungamento delle aspettative di vita faranno del lavoro di cura un elemento centrale nell’economia del futuro. Tuttavia, questo lavoro non è ancora considerato e promosso adeguatamente, e la società non gli presta la dovuta attenzione.
“Tutte le donne lavorano, anche quelle che non hanno un’occupazione riconosciuta e remunerata”, ha ricordato Roccella durante la riunione ministeriale del G7. “Tenere conto di questa realtà, e farlo con un approccio innovativo e dinamico, non per cristallizzare il passato e il presente ma per promuovere competenze, dare il giusto valore a un lavoro silenzioso e spesso negato, e farne una ricchezza per tutti, è una sfida da affrontare con decisione e determinazione.”
Il Geac e la ‘CaRevolution’
Il Geac, presieduto dalla giornalista e autrice Marina Terragni, ha concentrato la sua attività del 2024 su quattro temi prioritari: conflitti, cura, Generazione Z e istruzione. In particolare, il rapporto del Geac evidenzia l’importanza del lavoro di cura per lo sviluppo futuro.
Secondo il Geac, il lavoro di cura diventerà “sempre più centrale nei prossimi decenni, creando potenzialmente quasi 300 milioni di posti di lavoro entro il 2035, e mettendo ulteriormente a dura prova la capacità delle donne di conciliare carriera, vita personale e obblighi familiari”.
Il rapporto propone una “CaRevolution”, ovvero una trasformazione del lavoro di cura da onere invisibile a strumento economico che merita investimenti e sostegno pubblico. Riconoscere il valore della cura non solo come bene sociale, ma anche nella sua dimensione economica, potrebbe contribuire all’uguaglianza di genere e alla stabilità della società.
Il Geac invita i leader del G7 a dedicare la massima attenzione a questo tema e a supportare la visione di una “CaRevolution”, valorizzando le competenze acquisite attraverso l’esperienza del lavoro di cura e ponendola al centro delle relazioni umane.
Il futuro del lavoro di cura
Il lavoro di cura è spesso sottovalutato e invisibile, ma il suo ruolo è fondamentale per la società e l’economia. Il rapporto del Geac evidenzia la necessità di un cambio di prospettiva, riconoscendo il valore economico e sociale di questo lavoro e promuovendo politiche che lo sostengano. La “CaRevolution” proposta dal Geac potrebbe essere un passo importante verso un futuro in cui il lavoro di cura sia finalmente riconosciuto e valorizzato come una risorsa preziosa per la società.